«Io non solo ho piena contezza della situazione relativa al Centro ricerche Bonomo, ma l’ho visitato più volte e ho sempre incontrato l’ostilità della Provincia Bat nell’individuare una soluzione per la sua riattivazione. Di certo, non è possibile pensare di utilizzare una struttura nata per la ricerca in agricoltura per accogliere i turisti. E’ come se il sindaco di Margherita di Savoia decidesse di prendere i bacini del sale e trasformarli in un grande resort con alberghi».

Così il consigliere regionale Ruggiero Mennea, componente della commissione Agricoltura, replica al presidente della Provincia Bat, Bernardo Lodispoto, sulla questione del Centro ricerche Bonomo di Castel del Monte.

«L’approccio alla questione da parte della Provincia – prosegue Mennea – è stato superficiale perché ha considerato alcuni immobili pertinenziali al Crb come autonomi e, quindi, utilizzabili per fini diversi da quello per il quale la famiglia Bonomo ha inteso fare l’intera donazione alla comunità. In pratica, ha preso il convitto attrezzato per i ricercatori e deciso di trasformarlo in una struttura per i turisti. Serve, invece, un intervento di riqualificazione di tutta l’area, partendo dal presupposto che quella donazione ha un vincolo preciso. L’impressione – rimarca l’esponente del Pd – è quella che la Provincia voglia utilizzare, a tutti i costi, un finanziamento (del programma Interreg Grecia-Italia, progetto ‘The route_net”) che potrebbe essere utilizzato, probabilmente, per altri immobili di proprietà della Provincia ancora oggi in stato di abbandono, forse più adatti per fini ricettivi».

«Le mie non sono parole ma fatti – ribatte ancora Mennea. Il mio obiettivo è quello di coinvolgere sia lo Iamb che il Parco nazionale dell’Alta Murgia, che sono due interlocutori di elevato profilo sia accademico che scientifico, interlocutori necessari per poter realizzare un progetto di riattivazione del centro. Allo sbadato presidente della Provincia Bat, inoltre, ricordo che più volte ho richiesto e ottenuto fondi dal bilancio autonomo della Regione per il Crb, ma questi non sono mai stati utilizzati dall’ente provinciale”, aggiunge il consigliere. “Ma ritengo che si rasenti il paradosso quando il Consiglio provinciale decide di stravolgere la destinazione di un bene che appartiene alla comunità andriese senza che nel Consiglio stesso ci sia alcun rappresentante della città di Andria, né tanto meno – conclude – un sindaco in carica espressione della volontà popolare».