«Che prima o poi la campagna referendaria dovesse scadere in rissa era prevedibile. Ma quando un primo ministro, anziché pensare a governare un Paese paurosamente in bilico, abbandona ogni etica istituzionale e si tuffa, personalmente e quotidianamente, nell’arena della contesa elettorale, beh ecco i risultati. Il 4 dicembre si vota Si o No per un quesito referendario lontano anni luce dagli interessi ed i problemi della gente, eppure Renzi è riuscito nell’ineguagliabile impresa di rendere questo referendum più popolare, astioso e discusso di quello del 1946, in cui pure occorreva scegliere tra Repubblica e Monarchia, mica noccioline!». Tuona così in un nota il consigliere regionale di Forza Italia, Nino Marmo, attaccando la campagna referendaria per SI adoperato dal primo ministro Matteo Renzi e, in particolare, per quanto riguarda la tragedia Bari-Nord «strumentalizzata», secondo quanto si legge, dal Partito Democratico.

«L’ultima trovata del Comitato “Basta un SI”, che circola in questi giorni sui social e che vi invito a verificare di persona, lascia senza parole, oltre a provocare un senso di disgusto – continua Nino Marmo -. Trattasi di una foto di binari su cui insiste la didascalia “Con il Sì investi in Ferrovie più sicure”, con chiaro riferimento alla tragedia estiva della Ferrotranviaria Bari Nord. Ora, al di là della misera e squallida speculazione politica che offende la memoria delle “Vittime del 12 Luglio” e riapre le ferite ancora aperte dei famigliari, lascia ancor più sgomenti il fatto che attorno a questa foto ci sia pure una certa condivisione. A tali sciacalli, è forse appena il caso di ricordare che la prima vera matrice di quell’evento risiede in un Governo nazionale che ha assecondato proditoriamente nel tempo due Autorità per la Sicurezza Ferroviaria: una per le tratte nazionali ed una per le tratte locali, con ulteriori distinguo tra quelle in concessione. E che solo di recente, sull’onda dello sdegno popolare, sta procedendo ad una razionalizzazione ed unificazione del sistema.

Ma c’è di più. Con il regionalismo menomato e differenziato, che questa riforma vorrebbe introdurre, le Ferrovie Italiane continueranno ancor più a connotarsi per due differenti velocità di efficienza: da una parte le moderne infrastrutture delle Regioni del nord e dall’altra le modeste infrastrutture delle Regioni, cenerentole, del Sud! Per non parlare del divario tra le cinque Regioni a statuto speciale, risparmiate ad arte dalla Riforma, e quelle a statuto ordinario, falcidiate e svuotate nella loro stessa natura.

E allora basta con queste misere speculazioni – conclude Nino Marmo -. Chi può rimuova quella foto e quello slogan. E sostanzi le proprie ragioni con qualcosa di più serio e concreto. Perché a volte può davvero bastare un sì, ma solo per meritarsi lo sdegno della gente per bene».