E’ deceduto in mattinata nella casa di cura, dove era ospitato, ad Arco di Trento, l’indimenticato Padre Civerra. 90 anni e storico pioniere del Santuario del SS. Salvatore di Andria, tutta la comunità locale si stringe idealmente attorno alla figura dell’Uomo e del Sacerdote. Padre Giuseppe Civerra, dehoniano dalla fibra granitica e dal carattere eclettico e prorompente, ha sempre ricercato, nel suo percorso sacerdotale, un dialogo propositivo in cui la parola costituisse il mezzo più veloce per entrare nel vissuto e nella storia della gente, la gente comune. Che poi era quella che gli stava autenticamente a cuore. Ed è la gente comune che ha contribuito a farne una importante figura del territorio anche se la salma non dovrebbe giungere nella città di Andria bensì nella sua città natale in Emilia Romagna.

Il suo linguaggio è stato sempre diretto, conciso, concreto, legato ai problemi più pressanti e ai bisogni più urgenti del lavoro, della famiglia e della salute, cioè della “quotidianità” delle persone. Ed era questo il linguaggio che la gente decisamente apprezzava, soprattutto da un prete. Per lui il contatto diretto con le persone, quelle del popolo, era l’unica “aria” che un prete deve respirare e quindi ricercare nella sua missione. Accoglienza, carità, solidarietà, aiuto, conforto: ecco la sua ricetta per gli altri. Esperto di astronomia, costruì con ingegno e mezzi di fortuna un Osservatorio Astronomico ad Andria in località Barbadangelo. Fu anche un ottimo pittore e soprattutto un grande oratore, meglio un grande Predicatore.

Nel lontano 1975 Padre Civerra si era trasferito in una chiesa abbandonata nelle campagne dell’area premurgiana di Andria: il Santuario del Santissimo Salvatore. La solitudine e l’isolamento del luogo dovettero rappresentare per lui la sofferenza più grande; ed il celebrar messa senza la gente forse la più grande penitenza. Nacque così l’idea di una Radio e di una Televisione. «Se la gente non viene al Santuario, allora sarà il Santissimo Salvatore ad andare nelle case della gente. E vi entrerà a porte chiuse. Senza bussare!». Nel 1976 Padre Civerra fondò Radio C.h.r.i.s.t.u.s. (Centro Hertz Radiofonico Italiano Sacrae Trasmissioni Universae Scripture), e il 3 maggio 1978 dal Santuario del Santissimo Salvatore di Andria irradiò il primo segnale di Tele Dehon, dal nome del fondatore dell’Ordine, il francese Padre Dehon. Ma questo nome risultò “strano”, troppo difficile da pronunciarsi per tanta gente con poca dimestichezza persino con la lingua italiana. Così, fin da subito, Tele Dehon venne popolarmente “ribattezzata” come la “Televisione di Padre Civerra”.

Ma la storia di questo straordinario sacerdote non si ferma qui. Da giovane è già in Inghilterra per studiare l’inglese, deciso a partire missionario. L’obiettivo non si concretizzò e dopo l’inglese si dedicò anima e corpo all’andriese, che apprese altrettanto velocemente e bene. Ma l’aspirazione missionaria, riposta nel cassetto, viene tirata fuori in età avanzata per cui gli ultimi anni di “attivismo” li dedica con entusiasmo all’ Albania. Alla sua maniera, sempre per strada a dialogare con la gente, nonostante le difficoltà della lingua, a cui sopperiva con la sua eloquente ed inconfondibile gestualità. Colpito da ictus, con la consueta forza di volontà ha recuperato buona parte di quella parola forte e calorosa che sapeva infondere fiducia e conforto a tutti. Ma negli ultimi giorni le sue condizioni si sono ulteriormente aggravate. Un fatto è certo, per chiunque lo abbia conosciuto ed apprezzato. In quell’eremo sereno del Trentino, pur amorevolmente accudito ed assistito, gli sarà mancata moltissimo la “sua gente”, “sua gente” che probabilmente avrebbe voluto abbracciarlo almeno un’ultima volta.