«I nostri cari continuano a non avere giustizia e stanno riuscendo a farli rivoltare nella tomba». E’ arrabbiata e delusa Anna Aloysi, sorella di Maria, tra le 23 vittime registrate nello scontro tra i due treni della Ferrotramviaria del 12 luglio del 2016 sulla tratta Andria-Corato. E’ di ieri, infatti, la decisione del Tribunale del Lavoro di Bari che ha riammesso in servizio il capostazione di Corato dopo la sopsensione voluta dall’azienda immediatamente dopo il tragico scontro.

«I giudici dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza – ci dice Anna Aloysi – noi siamo ancora in attesa di capire come e perchè sono morti i nostri cari mentre apprendiamo del reintegro al lavoro di uno dei due capostazione. Io credo che vada fatta luce e chiarezza su tutta la vicenda in tempi rapidissimi. Troppo tempo è passato da quel 12 luglio e troppo tempo è che noi attendiamo di capire effettivamente da qualcuno cosa sia effettivamente successo». La richiesta di giustizia resta assolutamente attuale, come ci ricorda Anna Aloysi che ha preso carta e penna ed ha scritto più e più volte anche alle massime autorità dello Stato Italiano: «Ho scritto a Mattarella, Gentiloni, Grasso e Boldrini – ha ricordato Aloysi – a tutti ho chiesto di impeto e con grande genuinità di capire perchè Maria non è più qui tra noi e di farlo per lei e per tutti quelli che non ci sono più oltre che per i familiari che oggi continuano a soffire un silenzio assordante e troppo lungo».