Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma di Benedetto Miscioscia, già Vice Presidente dell’associazione nazionale Città dell’olio ed ex assessore alle Politiche Agricole della Città di Andria.

«La recente notizia che tra le varietà di olive resistenti alla Xylella Fastidiosa c’è anche l’Oliva Sant’Agostino conosciuta anche con i sinonimi di Grossa di Andria o Oliva di Andria, Oliva Grossa, avvalora ancora di più l’idea prospettata con un altro mio precedente intervento di attivare anche nel Salento un comparto produttivo olivicolo di olive da mensa con la consapevolezza di contribuire a creare un intreccio virtuoso che accomuna il tema dell’agricoltura, ambiente e  produzione  complementare a quello dell’olio. In un momento in cui i dati sul consumo mondiale delle olive da tavola sono triplicati,  con Paesi come l’Egitto, l’Algeria, la Turchia, la stessa Spagna oltre alla Grecia, che programmano investimenti in questa direzione come rivela un recente rapporto dell’UNIFOL (Unione Italiana Famiglie Olearie), l’Italia rimane a guardare, nonostante il nostro Paese abbia il più alto tasso di biodiversità al mondo nel campo olivicolo sia delle olive da olio che da mensa. Eppure, potrebbe rappresentare una interessante alternativa produttiva e reddituale di particolare interesse per il quale sarebbe utile avviare una concreta politica di programmazione, anche a livello regionale che, purtroppo, non noto.

In questi tempi di magra, prospettare la possibilità di puntare anche sulla produzione delle olive da mensa, con varietà resistenti alla Xylella Fastidiosa come si è dimostrata la Sant’Agostino o Grossa di Andria,  in modo sinergico con le imprese del settore della lavorazione delle olive da mensa, potrebbe rappresentare un’alternativa se non addirittura complementare alla produzione di olive da olio. In un mondo in cui l’Italia eccelle nel campo della produzione agroalimentare, siamo dunque costretti a constatare le difficoltà che  sta  affrontando, specie in un settore come quello olivicolo, in cui si fa sempre più fatica a difendere la seconda posizione mondiale tra i produttori di olio extravergine, aggravata anche dal danno procurato dal flagello Xylella. Una proposta di rilancio del settore olivicolo propositiva anche per il Salento non solo dal punto di vista colturale ma anche ambientale, potrebbe essere anche quella di diversificare la produzione ricorrendo alle varietà di olive da tavola, viste le prospettive di mercato piuttosto interessanti. Sin dai tempi dei greci e dei romani, le olive hanno da sempre rappresentato un prodotto versatile che, guarda caso, si adatta alle più svariate cucine di tutto il mondo e, per questo, andrebbero maggiormente valorizzate anche nel campo dell’alimentazione.

Puntare, dunque, non solo sulla valorizzazione dell’olio extravergine ma anche delle olive da tavola con la l’oliva Santagostino, potrebbe rappresentare una nuova opportunità produttiva alternativa tale da consentire di poter raggiungere risultati apprezzabili di eccellenza, determinati grazie alla scoperta e al rilancio di un grande patrimonio colturale e ambientale, rappresentato appunto dalla nostra particolare biodiversità che a livello regionale conta ben 57 varietà come rilevato attraverso lo studio della caratterizzazione del germoplasma olivicolo pugliese condotto dall’Istituto Sperimentale per l’olivicoltura di Rende (CS) , che ci distingue come pochi al mondo, capaci anche di individuare varietà alternative resistenti al batterio della Xylella Fastidiosa».