«Carissimi confratelli nel Sacerdozio, carissimi fratelli e sorelle, mi rivolgo non solo a voi che siete presenti in Cattedrale stasera, ma anche a tutti coloro, e so che sono tanti, che seguono questa santa celebrazione attraverso il mezzo televisivo: a tutti giunga l’augurio di gioia e pace nel Signore.

Il brano del Vangelo di Luca che abbiamo appena ascoltato ci invita ad entrare nella sinagoga di Nazareth, dove Gesù, dando inizio al suo ministero, legge una pagina del profeta Isaia che tratteggia i dati salienti della figura del Messia e attesta con solennità: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura”. Egli manifesta la consapevolezza che quelle parole di Isaia, che noi abbiamo ascoltato nella prima lettura, vanno interpretate come la prefigurazione della sua vocazione e missione.

Nei versetti precedenti il brano odierno, l’evangelista Luca aveva precisato che: Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo (Lc. 4,14). Ecco, la missione redentrice di Cristo trova la sua origine nella potenza dello Spirito Santo che riempie la sua Persona. É lo Spirito, dunque, che “manda”, che spinge Gesù ad annunciare il lieto messaggio, che consiste nel fatto che proprio in Gesù Cristo, finalmente, l’uomo ritrova la sua grandezza e dignità di figlio di Dio.

Carissimi confratelli presbiteri, lo stesso Spirito che ha unto Cristo è sceso anche su di noi quando, nel giorno della nostra ordinazione sacerdotale, siamo stati segnati con il sacro Crisma, e cosi siamo divenuti partecipi della stessa consacrazione di Gesù. Da quel giorno in poi e per ogni giorno siamo partecipi del suo sacerdozio, siamo sua immagine viva, e dunque come Lui siamo a tempo pieno a servizio della gloria del Padre e della salvezza dei fratelli a noi affidati.

Carissimi fratelli e confratelli, con affetto e riconoscenza desidero innanzitutto, questa sera, ringraziarvi di cuore per quello che fate ogni giorno per la nostra amata Chiesa di Andria, per la nostra gente, soprattutto in questo tempo particolarissimo, nel quale le contingenze legate alla diffusione del virus ci stanno costringendo a dover reinventare completamente la nostra vita di Chiesa, in base ad esigenze del tutto nuove. Il nostro amore a Cristo e alla Chiesa ci sta chiedendo un impegno davvero inedito per ridisegnare la nostra vita ecclesiale su basi ormai nuove, tutte da studiare con grande passione e intelligenza, direi quasi con fantasia pastorale.

Permettetemi di rivolgere un pensiero di affettuoso suffragio per i confratelli che ci hanno lasciato nei mesi scorsi, don Vito Ieva, don Mimmo Massaro e i Religiosi Dehoniani Padre Michele Critani e Padre Enzo Pinto.

Poi un pensiero carico di gratitudine e di augurio vogliamo indirizzarlo, in particolare, a don Vito Miracapillo che ricorda proprio in questi giorni il suo cinquantesimo di vita sacerdotale, tutta vissuta con il grande anelito missionario che lo ha sempre caratterizzato.

Cari presbiteri, la vostra partecipazione alla Messa crismale oggi, insieme ai diaconi e ai fedeli, manifesta l’importanza e la bellezza di essere uniti in comunione con il Vescovo. Oggi, infatti, potremmo dire che è la festa della “comunione diocesana” e rivolgiamo allora un affettuoso pensiero anche ai giovani confratelli che per la prima volta vi partecipano da concelebranti e al nostro don Antonio Leonetti che nello spirito della comunione tra Chiese, è stato chiamato a servire la Chiesa di Aosta.

È la festa dunque del Presbiterio unito al suo Vescovo; del Vescovo e del suo Presbiterio unito a tutto il Popolo di Dio e viceversa. Unico rammarico che dobbiamo avvertire è l’aver dovuto accettare di vivere questa celebrazione solo con una piccola rappresentanza delle comunità parrocchiali ed ecclesiali di Andria. Ricordo negli anni scorsi, questa celebrazione si svolgeva nella nostra Cattedrale stracolma di fedeli. Ma spiritualmente sentiamo certamente unite a noi tutte e singole le comunità parrocchiali e religiose anche di Canosa e Minervino. Idealmente, perciò, davanti a tutto il popolo di Dio, rappresentato dai fratelli e sorelle che sono qui stasera, con animo grato e colmo di gioia rinnoveremo con gratitudine ed entusiasmo, tra poco, le promesse sacerdotali che abbiamo fatto nel giorno della nostra Ordinazione.

Cari Confratelli nel sacerdozio, torniamo per un attimo con la mente ed il cuore a quel giorno indimenticabile, nel quale il Signore Gesù ha impresso, con il dono dello Spirito, come un bacio d’amore, un indelebile sigillo nella nostra anima e ci ha configurati a sé, Lui che è Eterno e Sommo Sacerdote, rendendoci così fedeli dispensatori dei Suoi divini misteri. E allora domandiamoci: siamo stati e siamo fedeli alle nostre promesse di quel giorno, promesse che tra poco rinnoveremo ancora una volta? E vorrei tradurre questa domanda in una forma ancora più esistenziale: “Siamo ancora innamorati di Cristo e di questa Sua Chiesa, come, e anzi di più, in quel giorno?”.

Spesso pensiamo che un sacerdote, per essere veramente tale, deve essere un uomo pieno di capacità, deve sapere dire molte belle parole per convincere gli altri, deve promuovere mille iniziative, dimenticando, forse, che ciò che rende veramente feconda la nostra vita è innanzitutto e soprattutto l’amore per il Signore crocifisso e risorto, che un giorno ci ha incontrato e ha dato una direzione particolarissima alla nostra esistenza.

Chiediamoci dunque, carissimi confratelli: sappiamo testimoniare ai nostri fratelli la gioia che nasce ogni giorno sempre nuova da questo incontro col Signore, soprattutto quando siamo all’altare a celebrare i divini misteri con e per il popolo a noi affidato? Essere presbiteri significa vivere questa appartenenza a Gesù! Significa vivere in intimità con Lui per godere della Sua amicizia e desiderare che questa amicizia cresca di giorno in giorno. Cari confratelli, ricordiamo qui le parole che S. Paolo rivolse ai cristiani di Filippi, sentiamole rivolte stasera soprattutto a noi,: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù (Fil 2,5). Se perdiamo il riferimento a Cristo è inevitabile, soprattutto nelle circostanze attuali, cadere nel pessimismo, nel fatalismo e nella sfiducia, nell’abitudinarietà, o peggio intraprendere strade di annuncio del Vangelo ed iniziative pastorali dove i protagonisti siamo noi e non il Signore. E sappiamo bene che da questo pericolo dobbiamo stare sempre in guardia.

Carissimi fedeli, avete oggi davanti a voi tutti i vostri sacerdoti. Essi sono il sacramento di Gesù Cristo: abbiate per essi grande venerazione e pregate sempre per loro, perché non prevalga mai in essi la tristezza del cuore e siano generosi dispensatori dei doni della grazia divina, e, in modo speciale, della misericordia di Dio nel sacramento della Riconciliazione e del Pane di vita nell’Eucarestia, vivo memoriale della morte e resurrezione di Cristo.
Ci sostenga nel nostro proposito e nel nostro cammino la Vergine Maria, Madre dei sacerdoti, venerata con tanti titoli dal nostro popolo. Lei che più e meglio di ogni altro ci insegna “quali erano i sentimenti di Gesù”, ci aiuti a vivere un amore fatto di contemplazione e di servizio, per essere dispensatori della grazia che salva, sempre e dovunque. Preghiamo, infine, per i nostri carissimi Seminaristi. Anche per loro chiediamo che possano non solo crescere in quantità, ma soprattutto in qualità e sappiano discernere la volontà di Dio sulla loro vita e desiderare e cercare con gioia e fiducia solo ciò che è buono, bello e vero…».

Mons. Luigi Mansi.