Ci sono diversi modi per affrontare una malattia come il cancro. Molto spesso dipende dal carattere della persona che è costretta, per un disegno celeste mai fin troppo chiaro, a dover lottare contro quella che non è una semplice malattia, ma anche tutto ciò che essa trascina con sé. Pensieri, paure, il domani, il desiderio che l’incubo possa finire il prima possibile. Puoi cominciare a ripensare a tutto quello che è stato della tua vita, gli affetti, le esperienze positive, quelle negative, cosa manca ancora nel tuo percorso, desideri, sogni. Puoi abbatterti in un momento, chiudere gli occhi, abbassare la testa e piangere, puoi persino morire dentro. Insomma, arrenderti e darla vinta al tuo “demone” interiore. Oppure, puoi risollevare il tuo volto, riaprire gli occhi, asciugarti le lacrime, e prendere una posizione, riunire intorno a te un gruppo di persone, sane e affette dalla malattia, confrontarti, sorreggersi a vicenda, eliminare quel demone comune a tutti e diventare “Anime Belle”. Infine, prendi un bel respiro e gridi in maniera convinta “#FuckCancer”, letteralmente, mandare a quel paese la tua malattia, rialzarti e cominciare a vivere una nuova vita.

E’ il caso della nostra concittadina Teresa Calvano, 31enne, che da 3 anni lotta contro il cancro. Oggi Teresa è riuscita a mettere in contatto intorno a sé tante «anime belle» attraverso il suo blog denominato, appunto, “Anime Belle di Teresa Calvano, #FuckCancer”. «Il blog è la mia famiglia allargata, la mia famiglia moderna – racconta Teresa -. Non riuscivo a confrontarmi con i miei coetanei, i così detti “sani”. Ho avuto bisogno di confrontarmi. Ho ricevuto molto da tante amiche conosciute nel web. Loro sono state le mie muse, mi hanno aiutata, sanno di me le paure più profonde, comprese tutte quelle volte in cui ho pensato di non farcela. Ecco che grazie a loro sono riuscita a prendere la mia vita in mano. Non serviva a nulla piangere, il cancro non sarebbe andato via comunque. Ho deciso di ridere. Ed ora mi ritrovo io a sostenere quelle anime fragili all’inizio della malattia. Che è inutile, fa paura».

Teresa Calvano attraverso il suo blog è riuscita a ribaltare il mero senso della parola “cancro”. Ogni giorno è in contatto con tante anime, bisognose di un conforto, di una parola rassicurante. E Teresa, con la sua esperienza, riesce a trasmettere la sua solarità, e a dare un motivo per non fermarsi ai primi ostacoli. Un motivo per continuare a lottare. La stessa Teresa è stata l’ideatrice di un’iniziativa che ha portato alla sua malattia un tocco di colore: turbanti originali e colorati da utilizzare nei periodi di chemioterapia. Un’idea che ha riscosso subito sin da subito un notevole successo. Proprio nella giornata di ieri è stato annunciata la costituzione all’interno di Onda d’Urto di un gruppo di lavoro per malati oncologi, fortemente voluto da Teresa. Proprio lei sarà la referente del gruppo di lavoro e del primo progetto che riguarda la realizzazione di turbanti da donna che in parte saranno donati a reparti oncologici distribuiti su tutto il territorio italiano, e non solo, ed in parte saranno messi a disposizione per chi vuole contribuire a questo progetto con una piccola donazione che sarà destinata solo ed esclusivamente al gruppo di lavoro denominato: “(T)URBAN WAVE by Onda d’Urto – Uniti contro il cancro ONLUS”.

«L’idea mi è stata passata da una mia amica – spiega Teresa – perché già una ragazza oncologica aveva creato questa iniziativa ma si trattava di cappellini. Io essendo più modaiola, più fashion, ho voluto personalizzare i miei turbanti un po’ come sono io, “eccentrica”, volevo darli volume. Volevo che per le ragazze che dovevano indossarli fossero semplici. Ho studiato come si creassero e mi sono messa in gioco. Lo scopo è che i primi saranno donati alle malate oncologiche gratis, poi per le altre richieste verrà chiesto di donare una quota libera, anche perché non sempre i tessuti sono donati. Poi nel caso in cui dovessimo ricavare qualcosa ho deciso di donare turro il ricavato all’associazione Onda d’Urto, visto che faccio anche parte del direttivo. Poi l’idea mi piace tanto, creare mi tiene occupata. Infine vorremmo coinvolgere altre donne oncologiche nel progetto. Sarà motivo di ritrovo, il laborarotio delle anime belle».

Infine, un riflessione di Teresa: «La Teresa di tre anni fa non c’è più. Dal 29 aprile 2014 faccio fatica a riconoscermi nelle vecchie foto. Ma oggi mi vedo migliore, mi sento più forte, ho appreso la consapevolezza che mi mancava. Mi sono completata, e ho migliorato i rapporti con le altre persone. Non so come sarei stata oggi se non ci fosse stato il cancro. Adesso non so neanche cosa mi aspetta l’indomani. E mi piace non organizzare più la vita. È bellissimo aspettare quello che ti darà il nuovo giorno. Ora so quanto conti davvero la qualità del tempo».