«Leggendo il comunicato stampa del consigliere Miscioscia, si evidenzia un approccio che poco aiuta i cittadini a fare chiarezza sugli avvenimenti, scaricando sulle minoranze responsabilità inesistenti. Il nostro consigliere, forse di maggioranza, dimentica i lavori consiliari e di commissione che hanno determinato la mancata espressione dei gruppi politici in aula, mediante il voto necessario a licenziare il provvedimento». E’ quanto si legge in una nota delle consigliere comunali Daniela Di Bari e Giovanna Bruno, replicando ad una nota di Benedetto Miscioscia, dove si parla della nuova caserma dei Carabinieri.

«In occasione del dibattito in aula – si legge – sul provvedimento portato in consiglio comunale, è stato il nostro sindaco a chiedere il rinvio della discussione per approfondimenti e, nella successiva commissione tenutasi sull’argomento, con l’ausilio di approfondimenti dei tecnici dello sportello edilizio e dell’avvocatura, lo stesso sindaco, ha ritenuto non ancora sufficienti le argomentazioni per riportare in aula il provvedimento, riservandosi di approfondire meglio gli argomenti legislativi. Da quel momento le parti politiche non sono state più interessate e l’iter istruttorio è ritornato alla parte proponente e all’ufficio comunale responsabile del procedimento.

Da questo si potrebbe comprendere che forse le perplessità sull’atto proposto in consiglio comunale non erano solo presunte come paventa il consigliere, ma avevano carattere di fondatezza? Oppure si è trovato un procedimento amministrativo diverso che non richiede l’intervento del consiglio comunale?

Il consigliere Miscioscia, genera dubbi nei lettori anche facendo riferimento a fattispecie tutt’altro che calzanti con la vicenda specifica della caserma, ci chiediamo, nella maggioranza della scorsa consiliatura che ne seguiva il processo istruttorio non era lui tra i protagonisti?  Il nostro impegno politico non è volto ad ostacolare l’iniziativa privata che sa armonizzarsi con gli interessi generali collettivi, ma quello di rendere visibili i procedimenti che si mettono in atto per la trasformazione urbanistica affinché, resi pubblici, siano resi disponibili a ciascun soggetto pubblico o privato senza condizionamenti di alcun genere, ma come procedimenti consolidati e legittimi. Già in occasione del dibattito in aula è stata richiamata l’urgenza per tutta la collettività della revisione dell’intero piano regolatore da troppo tempo chiusa nel cassetto. Molti proprietari di aree urbane che annualmente pagano le tasse su tali immobili attendono azioni concrete, vedi per esempio le aree destinate a B3 di recupero; le aree per gli insediamenti delle attività di trasformazione dei prodotti agricoli e tutti i proprietari delle aree F per servizi di pubblica utilità, tutte prive di strumenti attuativi.

Ritornando alla caserma dei carabinieri – concludono Di Bari e Bruno – ricordiamo al consigliere Miscioscia che non si stava proponendo nel provvedimento la caserma dei carabinieri, bensì un immobile ritenuto idoneo ad ospitare una caserma dei Carabinieri, infatti il Ministero, all’epoca dei fatti, non aveva manifestato alcuna volontà ad esperire un avviso di selezione di immobili atti ad ospitare la caserma mediante locazione o se invece poteva ritenere congrua una iniziativa edilizia propria. Inoltre, richiamando i pensieri del consigliere, ipotizzando per assurdo che alcuni della minoranza avrebbero dato adito a pregiudizi e congetture celate dietro la proposta di iniziativa privata (lontani dalle preoccupazioni del nostro agire politico) ricordiamo che la maggioranza, se non divisa al suo interno, aveva e forse ha ancora i numeri per votare favorevolmente il provvedimento anche senza l’intervento delle opposizioni, con una gloria personale ancora più grande da sventolare!».