Un altro no si aggiunge al coro di messaggi di opposizione allo stoccaggio di rifiuti nucleari in Puglia. Anche Slow Food Murge alza la voce e spiega perchè tra i siti individuati per tombare rifiuti nucleari, siano da escludere i 10 che ricadono nel territorio pugliese.

La polemica è esplosa qualche giorno fa quando è stato pubblicato il bando per individuare l’infrastruttura ambientale di superficie dove saranno messi in sicurezza i rifiuti radioattivi prodotti nel nostro paese. In base a numerosi parametri, tra cui è importante che il luogo deputato sia a meno di 700 metri sul livello del mare, lontano dalla costa almeno 5 km, lontano almeno un km da autostrade, bassa sismicità, assenza di vulcani attivi, basso rischio idrogeologico, lo studio ha restituito 67 luoghi idonei di cui 17 sono tra puglia e Basilicata. Ben dieci quelli pugliesi in gran parte ricadenti nei territori tra Altamura e Gravina. Il presidente del Parco dell’Alta Murgia Francesco Tarantini, da noi intervistato mercoledì, ha raccontato di essersi attivato per valutare le azioni con i sindaci del territorio. A quello che spera sia un no unanime, offre il suo appoggio la condotta Slow Food Murge, il movimento culturale che promuove il diritto al piacere, difendere la centralità del cibo e il suo giusto valore anche rispetto all’ambiente in cui è prodotto.

Il timore, condiviso dal presidente di Slow Food Murge, è che ci si lasci prendere, per paradosso, per la gola: si stima infatti che la realizzazione del sito possa valere migliaia di posti di lavoro e centinaia di milioni di euro.

Anche Slow Food Murge dice no alla conservazione di rifiuti nucleari in Puglia. Tra i siti 67 individuati come possibili luoghi per realizzare l’infrastruttura ambientale, ben 10 sono collocati nel territorio pugliese, tra Altamura e Gravina in Puglia.

Il servizio video di News24.City