Sono accusati, in concorso tra di loro, di aver detenuto armi anche da guerra che avrebbero dovuto esser utilizzate in un futuro progetto armato di vendetta. E’ quanto hanno scoperto i Carabinieri di Andria proseguendo nelle indagini avviate subito dopo gli efferati omicidi avvenuti nella scorsa estate in città nei confronti dei pregiudicati Vito Griner e Vito Capogna. Nella notte l’esecuzione tra Andria e Taranto di quattro ordinanze di custodia cautelare, di cui due in carcere e due agli arresti domiciliari,  emesse dalla DDA di Bari.

Tra gli arrestati c’è la 31enne Cristina Capogna, ritenuta dagli inquirenti a capo della famiglia dopo gli arresti operati il 16 febbraio scorso, nei confronti dei fratelli Pietro e Valerio Capogna che stavano già progettando una nuova azione di fuoco per vendicare il padre Vito. La donna, forte secondo i militari  della sua apparente estraneità a tutti i fatti occorsi ai fratelli Pietro e Valerio, si era riproposta di “sistemare” personalmente la faccenda con un’azione di fuoco contro i cosiddetti “anziani dai capelli bianchi”, che nulla avevano fatto per bilanciare l’uccisione di Vito Capogna, suggerendo addirittura le modalità di attuazione. Ed è in questo contesto che si inserirebbero anche le altre tre figure arrestate e cioè Giulio Salamini, classe ’79, Vito Davide D’Avanzo anch’egli 31enne e Nicola Santovito classe ’93. Il primo reclutato direttamente da Capogna Pietro in qualità di killer ma mai intervenuto grazie a numerose azioni interdittive dei militari, il secondo ed il terzo pedine di supporto al progetto criminoso che fornivano copertura armata alla “famiglia” in città.

Le attività tecniche dei militari hanno evidenziato proprio l’escalation di progetti alla vendetta che l’intero nucleo familiare stava elaborando. Un duro colpo assestato dai Carabinieri alla criminalità organizzata andriese in un momento di calma apparente che piega uno dei Clan familiari più forti ancora ben attivo sotto tutti i profili criminali.