«Andria ha conosciuto altre stagioni in cui ad essere sotto attacco sono stati i preti di periferia, quelli di strada e di comunità. Il culmine dello stato di allerta e la strategia della tensione urbana, ad Andria, si consumò nel lontano 15 giugno 2006, quando oltre ai preti vennero anche minacciati giornalisti quale l’indimenticato prof. Michele Palumbo de La Gazzetta del Mezzogiorno al quale venne fatta recapitare una lettera minatoria proprio perché si era occupato di una vicenda legata alle minacce subite da alcuni preti andriesi». Inizia così la lunga nota di Savino Montaruli, coordinatore del Comitato Quartiere Europa, che parla delle minacce ricevute da Don Riccardo Agresti nella giornata di giovedì scorso.

«Una stagione molto delicata per la città di Andria – ricorda Montaruli – che solo grazie ad una mobilitazione civica e sociale collettiva trovò l’immediata risposta soprattutto da parte delle Istituzioni. Come Comitato di Quartiere Europa fummo i promotori di quell’evento storico che vide confluire, per la prima volta in assoluto, l’allora Prefetto di Bari, dott. Carlo Schilardi, l’allora Questore Francesco Gratteri, i vertici della Magistratura e delle Forze dell’Ordine e i rappresentanti istituzionali del territorio nella Sala Consiliare dove si tenne per la prima volta aperto al pubblico un Comitato Provinciale per la Sicurezza e L’Ordine Pubblico».

«Oggi giunge la notizia delle minacce subite da don Riccardo Agresti il quale si è “confessato” davanti alla sua Comunità chiedendo ai suoi parrocchiani di pregare per lui perché gli dessero la serenità per andare avanti nella sua attività di sacerdote, malgrado le minacce ricevute qualche ora prima. Non spetta a me dire chi è don Riccardo Agresti, basti dire che è colui il quale, in un suo intervento stampa del 2011, ha affermato: “apprezzo gli sforzi che questa amministrazione sta facendo a riguardo della sicurezza ma non sono contento per le aspettative. Non sono contento per i proclami quando non sono seguiti dai fatti. Hanno detto che “con la sicurezza cambieremo la città” ma bisogna avere un quadro chiaro della città. E gli amministratori ce l’hanno solo che si avverte il bisogno di stabilità che potrebbe essere dato da un collaborazione dichiarata, costante e permanente. Siamo abituati a vedere la criminalità solo in chi spaccia, in chi delinque, in chi fa atti illeciti. Non siamo abituati a vedere nei palazzi la tanta gente che definisco colletti bianchi che lavorano e che quando hanno da manifestare il loro potere lo fanno alleandosi con la malavita. Nella nostra città è molto forte questo intreccio tra il bene apparente ed un male che persiste. Una distinzione che non emerge e che inculca nella gente un grande senso d’indifferenza. Una indifferenza che si radica sul territorio. Sono a contatto ogni giorno con la malavita ed ogni giorno con la gente per bene ma nonostante ciò non riesco a distinguere le due cose”».

«Un prete di strada che fa dichiarazioni di tale spessore non può e non deve restare da solo.
Sicuramente le indagini porteranno all’individuazione e alla punizione di coloro che si fossero resi responsabili di tali azioni criminose, sta di fatto che notizie come queste allarmano l’intera cittadinanza fin troppo scossa da un clima generalizzato di tensione e di senso di debolezza delle istituzioni con una Comunità, quella andriese, che invece avverte forte, fortissima la necessità di veder presidiato il territorio in modo più capillare, più attento, più strategico e più omogeneo.
Ad Andria esiste un problema sicurezza e mentre nei due decenni trascorsi la criminalità indossava le casacche delle organizzazioni criminali oggi invece anche la criminalità si è trasformata in fenomeno “diffuso” quindi urge una nuova visione del controllo del territorio che evidentemente non c’è o non viene manifestata ai cittadini o comunque pare sia insufficiente posto che dalle parole del Primo Dirigente del Commissariato di P.S. emerge tutta la preoccupazione per un organico che sarebbe di appena un terzo rispetto alle necessità. Una Questura mai nata e un Corpo della Polizia Municipale evidentemente in difficoltà numerica ed operativa completano un quadro inquietante che mette tutti in allarme. Basti poi verificare ciò che accade nella città, sui suoi marciapiedi invasi di illegalità per comprendere quale strada sia stata intrapresa e dove quella strada possa portare in tempi brevi, nel baratro urbano».