«Gli interventi capziosi di alcuni rappresentanti della CGIL di Andria,il cui orientamento politico è abbastanza noto, sono orientati a far credere che Andria rappresenti un’eccezione rispetto a tanti altri comuni, provinciali, regionali e nazionali nei quali le tariffe TASI, IMU E TARI sono anche maggiori di quelle in vigore nella nostra città che, ricordo alla CGIL, è tra quelle con il costo più economico, anche rispetto alla vicina Barletta». Interviene così in una nota Benedetto Miscioscia, consigliere comunale di Noi con Salvini, in risposta alla CGIL che nei giorni scorsi accusava un eccessivo rincaro della tariffa TARI.

«Di esempi in tal senso se ne potrebbero fare tanti – continua Benedetto Miscioscia – basterebbe porre la stessa domanda ad altri cittadini di altri comuni, per farsene una ragione. Mi domando se i rappresentati della CGIL sono a conoscenza che dal 2012 il costo del servizio della raccolta e smaltimento rifiuti, per legge e, ripeto, per legge, deve essere obbligatoriamente coperto al 100% e se nel frattempo abbiano levato la loro voce contro questa legge e soprattutto contro i governi regionali guidati da Niki Vendola, che invece di risolvere il problema del ciclo rifiuti oggi costringe i comuni, a causa dell’emergenza dovuta alla scarsità delle discariche, di piattaforme per la bio-stabilizzazione e di quelle per il compostaggio dell’umido, a trasportare e smaltire i propri rifiuti fino nel Veneto, con aggravio di costi per i cittadini pugliesi. Diciamolo chiaramente. Che nei loro interventi esista l’intenzionalità di screditare l’attuale amministrazione, lo dimostra la circostanza che, in merito alla tassa rifiuti, lanciano l’accusa di aver adottato “aumenti stratosferici”, facendo finta di non ricordare che, rispetto al 2011 quando il costo del servizio era coperto per la metà delle entrate proprie, si sopperiva con i maggiori trasferimenti dello Stato. Trasferimenti che lo Stato ha ridotto notevolmente dal 2012. Queste cose la CGIL di Andria dovrebbe conoscerle bene, visto il ruolo e la funzione che svolge, sopratutto se si tratta di funzione pubblica. Ma che vi sia una colpevole intenzionalità a mettere in cattiva luce l’amministrazione, riferendo quello che interessa loro, lo dimostra la circostanza che, al contrario di Andria, tacciono sugli “aumenti stratosferici” che hanno subito tutti quei cittadini di altri comuni, molti amministrati da coalizioni politicamente vicine ai rappresentanti della CGIL. Tacciono anche sulla circostanza che le 5900 unità produttive di Andria, anche per l’anno 2016, hanno beneficiato di un’ulteriore riduzione delle tariffe, cosa che non è stato possibile estendere alle 49.000 utenze domestiche, per la semplice ragione che nell’anno 2015, si sono differenziati meno rifiuti, con una percentuale scesa dal 66,7% al 64,8% ed oggi si sa che meno differenzi, più paghi. Questo per suggerire alla CGIL che anziché stare a polemizzare e lanciare accuse contro l’amministrazione, di attivarsi per sensibilizzare e spronare i cittadini a differenziare di più piuttosto che abbandonare i rifiuti per le campagne o lungo i cigli stradali o di accusare l’amministrazione in materia di tassazione locale, confondendo, in modo fuorviante, il provvedimento della Tari  che non è soggetto ai vincoli legislativi del 2014 e 2015 con quello della Tasi e dell’IMU per le quali aspettiamo l’esito del ricorso amministrativo. Il resto dell’intervento sono solo supposizioni e valutazioni strumentali, basati sul “si dice”, che abilmente i rappresentati della CGIL  gettano in pasto all’opinione pubblica locale solo per mera esigenza propagandistica, non spiegandoci quale potrebbe essere la loro ricetta per la risoluzione dei disagi procurati ai cittadini a causa delle code interminabili, considerato che oggi, aldilà dell’infondata accusa di “non voler far funzionare compiutamente  l’ufficio”, la carenza del personale è un problema atavico che non riguarda solo il Comune di Andria, (eppure lo dovrebbero sapere, soprattutto chi opera nel campo della funzione pubblica) ma tanti comuni italiani, a causa dei vincoli imposti dal famigerato “patto di stabilità” e dalle sempre più risicate risorse trasferite dallo Sato centrale, contro il quale la stessa CGIL non mi sembra abbia fatto “agguerrite” battaglie di contrasto.

Ora l’attenzione – conclude Benedetto Miscioscia – si sposta sulla paventata esternalizzazione del servizio riscossione dei tributi, non ponendosi il problema se tale soluzione possa o meno agevolare e/o sgravare dei maggiori impegni gli attuali dipendenti in servizio presso l’ufficio Tributi, potendosi meglio concentrare sulle necessarie verifiche e controlli in termini di accertamento della riscossione».