È tornato a riunirsi ieri il consiglio comunale di Andria per la prima di due sedute programmate, propedeutiche alla adunanza prevista per maggio in cui la massima assise cittadina dovrà approvare il bilancio. Si spera per allora che l’assemblea torni a incontrarsi in presenza perchè tra consiglieri che partecipano dalla strada, connessioni fallaci, bambini che piangono, cani che abbaiano e partecipazioni a distanza ma collettive, la solennità dell’impegno istituzionale va farsi benedire. Questa prima fase degli atti propedeutici alla presentazione del bilancio ha visto l’approvazione a maggioranza di provvedimenti su cui c’era ben poco da trattare: l’Imu resta al massimo come è obbligato a fare un comune che viaggia in regime di predissesto con la sola novità portata dai provvedimenti legati alla pandemia che rendono esenti dall’imposta municipale unica gli immobili D3 in cui si svolgono spettacoli o proiezioni a patto che il gestore e il proprietario della struttura coincidano. Restano al massimo anche i prezzi delle aree edificabili utili a definire l’imposta Imu.

Resta allo 0.8% anche l’irpef. Confermati anche i prezzi di cessione delle aree della zona Pip. C’era poi da approvare il canone unico che riunisce diverse imposte e canoni: quello per l’occupazione di suolo pubblico, il canone per i posteggi dei mercati, l’imposta pubblicità e affissioni, il canone per i mezzi pubblicitari. Un lavoro superficiale fa notare la consigliere Sgarra del Movimento 5 Stelle: errori di numerazione degli articoli, riferimenti a città costiere e capotiche modalità sanzionatorie per una patrimoniale che in questo momento colpisce proprio i commercianti e le aziende pubblicitarie già stremate dalle chiusure per il contenimento della pandemia. «Non solo – rilancia il consigliere Marmo – si ripristina la tassa sulle insegne luminose ma è una legge dello stato approvata nel 2019 dal secondo governo Conte».

Tutti i consiglieri aderiscono a questo punto alla proposta di rinvio. L’altra approvazione propedeutica alla redazione del bilancio è la riduzione delle indennità di Presidente del Consiglio e consiglieri comunali: una conferma di quanto previsto sin dal 2018 e anche questa diretta conseguenza della situazione di predissesto del comune. L’indennità da consigliere comunale si riduce a circa 7 euro netti a riunione ma la consigliere Faraone dei 5 stelle, propone la rinuncia completa da parte di tutti i consiglieri: lo chiede a voce, senza presentare un emendamento. Per il consigliere di ABC Sgarra è un’iniziativa populista. Si guadagnino almeno quei sette euro. Oppure possono semplicemente alzarsi in consiglio comunale e rinunciarvi come ha fatto solo il consigliere Scamarcio.