Vogliamo lanciare una idea o forse una provocazione che sia di sprono per il futuro di un settore strategico: dal disastro attuale a città europea dello sport nel 2025. Cinque anni per cambiare completamente la vita sociale e l’impostazione dello sport nella Città di Andria. Una sfida che lanciamo alla nuova amministrazione che già più volte si è espressa su questo argomento sia in campagna elettorale che dopo poche ore dall’elezione. Ieri l’insediamento ufficiale di Giovanna Bruno a Sindaco della città, tra le priorità sicuramente c’è da riportare alla responsabilità tutti per l’emergenza pandemica e per l’emergenza finanziaria ma tra le cose da fare urgentemente c’è proprio quella di metter mano all’organizzazione dei servizi per lo sport.

Ormai sono rimasti pochi e potremmo dire coraggiosi, rappresentanti che hanno scelto di continuare la propria attività nonostante le grandissime problematiche. Ne elenchiamo alcune che banalmente sono all’ordine del giorno: le strutture hanno riaperto non più tardi di qualche giorno  fa e sono in condizioni pietose. Praticamente da nessuna parte funzionano le caldaie per l’acqua calda, nello storico Polivalente di via La Specchia (nato pensando ad una rete diffusa di palestre in città) sono stati effettuati lavori che nonostante i mesi di chiusura, non sono stati ultimati o comunque non vi è stata nessuna pulizia. Del Palazzetto dello Sport ci siamo più volte occupati ed una delle società sportive cittadine ha dovuto disputare le prime gare di campionato a Ruvo oltre agli allenamenti all’aperto. Lo Stadio Degli Ulivi è inaccessibile per la principale società sportiva della città e cioè la Fidelis Andria con grave danno per sponsor, tifosi e squadra oltre ormai ad aver necessità urgenti di manutenzione. Lo Stadio “Sant’Angelo dei Ricchi” è utilizzato molto al di sotto delle proprie potenzialità e comunque avrebbe necessità di un intervento importante sulla pista di atletica che manca, come il pane, nella città di Andria. La piscina comunale è ormai chiusa da tempo e deperita con grave danno per la comunità a causa di una miope scelta tutta burocratica. Il nuovo polivalente di San Valentino è in preda all’incuria. Le palestre scolastiche, infine, a prescindere dalle problematiche relative al Covid-19, restano un vero e proprio tabù se non in pochissime occasioni.

A questo va aggiunto un costante aumento dei prezzi per la fruizione di strutture (fortunatamente c’è stato un ravvedimento dell’amministrazione commissariale ad inizio anno sportivo), la difficoltà di orari per le società, un’organizzazione tutta da rivedere e l’ultima trovata del costo della pubblicità per gli sponsor nelle strutture sportive inserito nell’ultimo regolamento approvato dalla precedente amministrazione. Insomma pasticci su pasticci che hanno fatto regredire di tanto la città di Andria in questi anni. A questo va aggiunto che un’ampia fetta di popolazione non ha minimamente accesso allo sport. Sport che è una panacea di molti mali come per esempio la costruzione di un valore come il rispetto per le persone, per le cose e per le regole. Inutile attardarci nella disamina di cosa vuol dire fare sport, ma la sfida che vogliamo lanciare alla nuova amministrazione è questa: che a fine mandato Andria possa esser stata nominata città europea dello sport. Provare per credere questa è un’assoluta priorità.