Furono circa 650mila i militari italiani internati nei lager nazisti dopo l’armistizio dell’8 settembre del ‘43. Alcuni aderirono alla Repubblica Sociale Italiana nella speranza di avere salva la vita. Tutti gli altri pagarono a caro prezzo le conseguenze del loro rifiuto. Tra di loro c’era anche il barlettano Francesco Grasso, ufficiale dell’esercito durante il periodo fascista, incarcerato per 22 mesi a causa del suo dissenso al regime. Il racconto di quei momenti duri sono nelle pagine di un diario, da lui stesso scritto durante la prigionia e riportato alla luce da suo nipote, che ne ha fatto un libro. Si intitola “Novecinquesei – Storie della Resistenza di un soldato”, pubblicato da Durango Edizioni e presentato ad Andria nel corso di un appuntamento ospitato nel chiostro del seminario vescovile.

Le vicende drammatiche del colonnello Francesco Grasso sono le stesse di centinaia di migliaia di italiani che hanno vissuto tutta la drammaticità di una delle epoche più buie della storia del Paese, portando negli occhi gli orrori della guerra. Le loro testimonianze rappresentano una preziosa eredità sulla quale costruire la memoria e allo stesso tempo un monito per le future generazioni, affinché certe sciagure non accadano mai più.