Lo scorso 28 agosto la prima denuncia eccellente: 70 ceppi della vigna tarantina del giornalista Bruno Vespa, sono stati tagliati. Lo stesso conduttore di Rai 1 ha ribadito nell’immediatezza dell’accaduto come sarebbero stati «mafiosi locali». Una denuncia eccellente che ha scoperchiato un nuovo calderone che sta terrorizzando gli agricoltori e le campagne pugliesi. A distanza di una settimana, poi, sulla vicenda è tornato, in questo territorio, Don Mimmo Marrone parroco della chiesa madre di San Ferdinando di Puglia, che senza mezzi termini ha coniato il termine “mafiofondismo” per spiegare cosa sta accadendo a tantissimi agricoltori locali. «Negli ultimi anni – ha affermato don Mimmo – nel nostro territorio, prevalentemente a vocazione agricola, sta prendendo piede un nuovo fenomeno: gli appezzamenti di terra finiscono sempre più nelle mani di pochi che determinano le sorti dell’agricoltura del territorio. Tutto questo a danno dei piccoli agricoltori che si vedono imporre prezzi, modalità e luoghi di conferimento dei propri prodotti».

Una denuncia che, tuttavia, ha anticipato quanto accaduto anche in questi giorni nel territorio andriese e canosino. Circa 280 tiranti in filo di ferro, infatti, sono stati recisi con una tronchesi nei giorni scorsi all’ingresso di Montegrosso danneggiando seriamente un intero vigneto già carico di uva quasi pronta per la raccolta. L’origine dovrebbe essere dolosa anche perchè arriva a pochi giorni di distanza da un’altro danno questa volta ad un vigneto a spalliera a circa 4 chilometri di distanza da questo luogo: stesse modalità e circa 22 tiranti rasoterra recisi per far cadere completamente il vigneto. Una denuncia che, inevitabilmente, non fa che accrescere paura e massima allerta per le campagne dell’intero territorio, campagne già provate da una stagione complessa anche dal punto di vista meteorologico.