Russell conosce Glen una sera in un locale e la mattina dopo si svegliano assieme. L’avventura di una notte diventa una storia d’amore come tutte che passa attraverso il racconto delle paure e dei desideri. In qUeta breve cornice temporale l’incontro tra Glenn e Russell lascerà tracce indelebili nella storia così come nello spettatore.

Probabilmente se i protagonisti non avessero avuto due nomi maschili la Commissione Nazionale di Valutazione Film della Conferenza Episcopale Italiana non avrebbe catalogato Weekend, il film di Andrew Haigh, come: “sconsigliato/non utilizzabile/scabroso” motivo per cui sarebbe uscito anche in italia nel 2011 e non a cinque anni di distanza.
Weekend infatti è il primo lungometraggio di Haigh, realizzato nel 2011, dopo la gavetta come regista di cortometraggio. In Italia la timeline della filmografia di Haigh è stata stravolta così, l’anno scorso è uscito nelle nostre sale 45 years , il secondo film del regista con una Rampling candidatata all’oscar e e solo quest’anno Weekend, in appena dieci sale in tutta Italia.

Considerando l’ostracismo verso il film, le sorti di Weekend sono state affidate alle mani del suo pubblico e al passaparola che ha permesso la riprogrammazione nelle settimane successive a quella di uscita.
È evidente che il regista britannico sa farsi ascoltare. Haigh infatti, dà prova del suo talento nel catturare l’intimità silenziosa delle relazioni di coppia di qualsiasi genere ed età, le alchimie che si instaurano, le affinità, e i piccoli smottamenti, come quelli con i quali si scontreranno Russell e Glen costretti a fare i conti con il pregiudizio altrui.

È risaputo che quando si parla d’amore tutto sfugge alla logica. Haigh lo sa benissimo e ce lo racconta attraverso le immagini, sin dalle prime scene. La sequenza iniziale procede con una ripresa dall’esterno all’interno dell’abitazione di Russell. Un movimento della macchina da presa che è metafora del racconto: dall’esterno all’interno dell’uomo per scoprire i suoi disagi, i suoi casi irrisolti.
Procedimento che si invertirà nelle scene finali quando, la mdp assecondando l’evoluzione del personaggio ne seguirà la sua apertura la mondo, alla società manifestando ciò che sino a quel momento la paura aveva celato: l’amore. Il cui unico senso è il dono, in quest’ottica la battuta di Russell «I’ve got so much love to give you» suona come una dichiarazione e la tempo stesso come la richiesta di una possibilità di essere appieno se stessi.

In questo darsi all’altro reciprocamente, Glen condurrà Russell alla scoperta della sua sessualità e della sua identità e Russell insegnerà al Glen a credere nuovamente nel potere delle relazioni e nel per sempre.

Weekend è un film sull’amore e sull’assurdità dei pregiudizi perché vivere l’amore che meritiamo, che ci ha scelti, ce si dona e che ci consuma, scabroso non lo è mai. Il cinema poi in quanto arte sprona all’approccio critico, facendo crollare alcune certezze e edificandone di nuove. Cibo per la mente insomma, per questo chi si rifiuta a priori di partecipare la banchetto senza aver assaggiato le pietanze, non saprà mai cosa si sta perdendo.