Di seguito, l’omelia del Vescovo Mons. Luigi Mansi, tenuta nella Chiesa Cattedrale durante la Messa del mercoledì delle ceneri.

«Ogni anno ritorna la quaresima, un tempo da vivere da parte dei cristiani come tempo di conversione, di ritorno a Dio. Sono quaranta giorni per compiere il deciso ripudio degli idoli seducenti ma alienanti e così raggiungere una maggior conoscenza della misericordia infinita del Signore.

La conversione, infatti, non è un evento che avviene una volta per tutte, ma è un dinamismo che deve essere continuamente rinnovato nei diversi momenti dell’esistenza, nelle diverse età, soprattutto quando il passare del tempo può indurre nel cristiano un adattamento alla mondanità, una stanchezza, uno smarrimento del senso e del fine della propria vocazione che lo portano a vivere senza vero impegno la propria fede.
Sì, la quaresima, ancor prima che tempo di penitenza è innanzitutto il tempo del ritrovamento della verità di quello che siamo: figli e fratelli, polvere e spirito. Prima che essere un tempo in cui “fare” qualche particolare opera di devozione o di carità o di mortificazione, è un tempo per ritrovare la verità del proprio essere.

Sì, questo tempo riattualizzando i quarant’anni di Israele nel cammino di liberazione nel deserto, guida noi credenti alla conoscenza di quello che siamo e che siamo chiamati ad essere. E non si tratta di introspezione psicologica ma di trovare luce e orientamento nella Parola di Dio. Come Cristo per quaranta giorni nel deserto ha combattuto e vinto il tentatore grazie alla forza della Parola di Dio (cf. Mt 4,1-11), così noi cristiani siamo chiamati ad ascoltare, leggere, pregare più intensamente e più assiduamente – nella solitudine come nella liturgia – la Parola di Dio contenuta nelle Scritture. La lotta di Cristo nel deserto diventa allora veramente esemplare e, lottando contro gli idoli, il cristiano smette di fare il male che è abituato a fare e comincia a fare il bene che non fa! Emerge così la “differenza cristiana”, ciò che costituisce il cristiano e lo rende eloquente nella compagnia degli uomini, lo abilita a mostrare il Vangelo vissuto, fatto carne e vita.
Il mercoledì delle Ceneri allora ci segna l’inizio di questo tempo propizio della quaresima ed è caratterizzato, come dice il nome, dall’imposizione delle ceneri sul nostro capo Un gesto che se spiegato e recepito, può risultare davvero più efficace di tante parole nel trasmettere una verità. La cenere, infatti, è il frutto del fuoco che arde, racchiude il simbolo della purificazione, costituisce un rimando alla condizione del nostro corpo che, dopo la morte, si decompone e diventa polvere: sì, come un albero rigoglioso, una volta abbattuto e bruciato, diventa cenere, così accade al nostro corpo tornato alla terra, ma dobbiamo tener viva la consapevolezza che quella cenere è destinata alla resurrezione.

È un Simbolo ricco di significato, quella della cenere, conosciuto e praticato nell’Antico Testamento e nella preghiera degli ebrei: cospargersi il capo di cenere è segno di penitenza, di volontà di cambiamento attraverso la prova, il crogiolo, il fuoco purificatore. Certo è solo un segno, ma può, se vissuto con convinzione e nell’invocazione dello Spirito, imprimersi nel corpo, nel cuore e nello spirito del cristiano, predisponendoci, così alla conversione.

Un tempo nel rito dell’imposizione delle ceneri si ricordava al cristiano innanzitutto la sua condizione di uomo tratto dalla terra e che alla terra ritorna, secondo la parola del Signore detta ad Adamo peccatore (cf. Gen 3,19). Oggi il rito si è arricchito di un più ricco significato, infatti la parola che accompagna il gesto può anche essere l’invito fatto dal Battista e da Gesù stesso all’inizio della loro predicazione: “Convertitevi e credete al Vangelo…”.

Sì, ricevere le ceneri significa prendere coscienza che il fuoco dell’amore di Dio consuma il nostro peccato; guardare quelle ceneri significa riconfermare la nostra fede pasquale: certo, siamo cenere, ma destinata alla resurrezione. Sì, nella nostra Pasqua la nostra carne risorgerà e la misericordia di Dio come fuoco consumerà nella morte i nostri peccati.
Nel vivere il mercoledì delle ceneri noi cristiani, vivendo il gesto e accogliendo l’impegnativa pagina del Vangelo che oggi ci è stata proposta con la esigente formula di Gesù: “è stato detto agli antichi, ma io vi dico”, non facciamo altro che riaffermare la nostra fede e il nostro ardente desiderio di essere riconciliati con Dio in Cristo, la nostra speranza di essere un giorno risuscitati con Cristo per la vita eterna. Riscopriamo così la nostra vocazione alla carità che non avrà mai fine. Il giorno delle ceneri è così già annuncio della Pasqua di ciascuno di noi.

Con questo spirito, dunque disponiamoci a ricevere il segno delle ceneri! AMEN!».