«Non si può pretendere il senso di responsabilità dai cittadini, se chi aziona le leve del potere continua a fronteggiare il Covid ondeggiando fra minacce di lockdown e messaggi di cauto ottimismo». E’ l’opinione di Francesco Lullo, ex assessore comunale nello scorcio finale dell’ultima Amministrazione di centrodestra e consigliere comunale nelle ultime due “consigliature”.

«Trovo inconcepibile il rimpallo di responsabilità che lascia tutto il carico delle decisioni più scomode sulle spalle dei Sindaci – sostiene Lullo – Il Governo scarica sulle Regioni, le Regioni sui Comuni: l’Italia procede in ordine sparso, i cittadini sono disorientati, gli imprenditori di tutte le categorie sono avviliti e il virus… festeggia».

Nessun tentativo di “giustificare” i comportamenti insensati di larga parte di popolazione, ma «non si possono sottacere le ingiustificabili omissioni e molte inspiegabili scelte imputabili alla politica che, di fatto, hanno portato alla drammatica situazione attuale, anche a causa del pesante ritardo accumulato su alcuni problemi già noti e anche previsti e prevedibili», osserva l’ex assessore.

«E’ da biasimare senza riserve l’atteggiamento dei cittadini, dei quali dovrebbe preoccupare la totale mancanza di rispetto verso se stessi e verso i propri cari prima ancora che verso le Istituzioni e le loro prescrizioni – osserva Lullo – Ma questo è un problema educativo e culturale che non può essere affrontato e risolto in poche settimane con una raffica di Dpcm o di Ordinanze. D’altra parte, però, non si può più ignorare la gravissima difficoltà in cui versano le attività commerciali, alle prese con riduzioni dei volumi d’affari che non avrebbero mai immaginato sulle quali si aggiunge il peso di affitti, utenze e altri oneri finanziari non procrastinabili. E l’ordinanza che entra in vigore oggi ad Andria non fa eccezione».

Francesco Lullo, commercialista di professione, fa presente che raccoglie ogni giorno «il grido ormai disperato di tanti imprenditori di tutte le categorie professionali», i quali preferirebbero una “serrata” generale come quella di marzo e aprile scorsi a «questo stillicidio di microinterventi che da un lato non impediscono gli assembramenti, causa prima della trasmissione del contagio, e dall’altro penalizzano oltremisura solamente gli esercizi commerciali».

Ecco, allora, l’appello: «I Sindaci, attraverso l’Anci e i Prefetti, facciano arrivare la loro protesta alle Regioni e al Governo e ciascuno si assuma la propria fetta di responsabilità. Basta con i piccoli interventi-tampone: chiudere tutto – scelta che andava fatta già diverse settimane addietro – è l’unica soluzione per sperare non tanto di salvare le feste di Natale, quanto di riprendere al più presto una parvenza di ritorno alla normalità, che certamente non sarà rapido e nemmeno “indolore” per il nostro tessuto economico e finanziario».