“Penso che viviamo in un Paese corrotto … che piantare una lama nel cuore di un uomo, spezzandogli la vita e strappandolo ai suoi cari, debba avere delle conseguenze. Penso che ad un anno dalla morte di mio marito, qualcuno lo abbia accoltellato una seconda volta”.

C’è tutta la rabbia e la frustrazione di chi è rimasto deluso dalla Giustizia nelle parole scritte da Emanuela Di Chio, o Manu, come preferisce chiamarsi sui social: è la giovane vedova di Giovanni Di Vito, il 28enne ucciso con una lama al petto nel pomeriggio del 12 settembre 2019 alla periferia di Andria, tra via Corato e via Puccini, al culmine di un banale litigio tra automobilisti.

La vittima, gravemente ferita, venne condotta in ospedale: una corsa che si sarebbe rivelata inutile. L’uomo morì poco dopo il suo arrivo al “Bonomo”: inutile i disperati tentativi dei medici di salvargli la vita. Scattata la caccia all’aggressore, la Polizia fermò la sera stessa il presunto autore del delitto, il 50enne Celeste Troia: era ancora a bordo della sua vettura, una Mercedes, quando gli agenti lo bloccarono per poi trasferirlo in carcere con l’accusa di omicidio. L’arrestato ha in seguito ammesso la sua colpevolezza escludendo però la volontarietà del suo gesto.

Ad un anno dalla tragedia, la moglie della vittima e madre di un bambino piccolo, torna su quella drammatica vicenda: lo fa scrivendo un post sul suo profilo Facebook. Poche righe ma cariche di rabbia e sconforto per una storia che sembra lasciare un po’ l’amaro in bocca.

Il responsabile dell’omicidio di suo marito è uscito dal carcere: arresti domiciliari con braccialetto elettronico al polso, in attesa del processo, che verrà celebrato il 19 settembre. Attenuate esigenze cautelari e comportamento esemplare del detenuto i motivi alla base della decisione, presa dal gip Morelli su parere favorevole del pm Vaira. Una provvedimento che però la donna non può accettare: “L’assassino di Gianni è tornato a casa – scrive sul social network – Lo hanno riportato nel suo recinto insieme ai suoi cari. Ebbene sì, questa è l’Italia” conclude, e poi lancia l’hashtag “Giustizia per Gianni”.