Un caso che riguarda tutti i giornalisti: il 9 giugno prossimo la Corte Costituzionale deciderà sulla legittimità, o meno, del carcere per i giornalisti condannati in via definitiva per diffamazione aggravata a mezzo stampa. Lo farà in udienza pubblica, che potrà essere seguita anche in tv, pronunciandosi sulle ordinanze emesse un anno fa da due tribunali, uno dei quali vicinissimo a noi, quello di Bari-sezione di Modugno, oltre a quella del tribunale di Salerno. In quella sede si conoscerà, ufficialmente, anche la posizione del Presidente del Consiglio al quale il Consiglio d’Europa ha chiesto chiarimenti in risposta ad una sollecitazione del 5 maggio dell’AEJ, l’Association of European Journalist, compulsata sul punto dall’Associazione Ossigeno per l’informazione.

Così il 9 giugno, dopo i rinvii, causa Covid, delle udienze del 21 e 22 aprile, la presidente dell’Alta Corte, professoressa Marta Cartabia, avvierà, per la prima volta, l’esame della eccezione di costituzionalità su un punto che è di fondamentale importanza per la libertà di stampa nel nostro Paese – come sottolinea il presidente dei Cronisti Romani, Pierluigi Franz.

«La questione è vecchia e mai risolta dal Parlamento, nonostante i disegni di legge presentati alla Camera e al Senato in questi decenni e mai diventati legge, perchè insabbiati o interrotti dalla conclusione anticipata della legislatura. Il punto è dunque la legittimità o meno del carcere per i giornalisti in caso di condanna penale definitiva per diffamazione aggravata a mezzo stampa, legittimità fortemente contestata dalla Association of European Journalist che ha allertato la Piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti con richiesta al Governo Conte di chiarire la propria posizione, giacchè la Presidenza del Consiglio si è formalmente costituita davanti alla Suprema Corte chiedendo che vengano respinte tutte le eccezioni sollevate dai due tribunali. Nell’udienza avrà un ruolo centrale anche il giudizio della Suprema Corte sugli effetti, in Italia, delle numerose sentenze con le quali la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (Cedu), immediatamente applicabili nel nostro Paese, ha affermato che tranne casi assolutamente circoscritti, i giudici italiani, in caso di condanna di un giornalista per diffamazione a mezzo stampa, non dovrebbero più infliggere più il carcere, ma eventualmente solo multe. All’udienza, insieme agli altri legali, ci sarà l’avvocato Giuseppe Vitiello a difendere il presidente del CNOG, Carlo Verna, nell’interesse dell’intera categoria. Quanto al Premier Conte, la posizione dell’Avvocatura dello Stato farà capire se il Governo è o no favorevole al mantenimento del carcere. Appuntamento dunque al 9 giugno».