Porte chiuse per due ore questa mattina anche a Castel del Monte: come per tutto il Polo Museale Pugliese la richiesta dei dipendenti è di incrementare il numero degli addetti per consentire di offrire un servizio che possa essere realmente goduto e magari apprezzato da visitatori e turisti. Chiusure improvvise, aperture precarie: con il personale ridotto all’osso un mal di pancia può segnare la differenza tra le porte aperte o chiuse di un museo, di un monumento. Il Castel del Monte è il simbolo della Puglia turistica ma oggi è anche il simbolo dell’incuranza verso questo settore di un paese che, lo si dice sempre ma forse non ci si crede fino in fondo, potrebbe reggersi sull’industria turistica.

Non è solo attraverso l’implementazione del personale che si possono ottimizzare i pur straordinari risultati raggiunti dal castello di Federico II di Svevia, bene Unesco dal 1996. Certo questo al momento rende ancora più difficoltoso far godere i turisti della vista dal terrazzo del maniero ottagonale: è ormai pronto all’apertura infatti anche l’ultimo piano di Castel del Monte ma se il personale resta lo stesso come sarà possibile occuparsi di un piano in più?

Questa situazione di precarietà delle attività all’interno delle mura del Castello cui con buon volontà sopperiscono proprio i dipendenti che solo domenica scorsa hanno staccato tremila biglietti, si inserisce in un quadro ancor più desolante: perchè a quei tremila biglietti di domenica spesso non possono aggiungersi le visite delle scolaresche visto che da novembre non è previsto un bus navetta che colleghi Andria con Castel del Monte. Quando la navetta c’è, cioè nei mesi più caldi, fa il suo ultimo viaggio di ritorno un’ora prima che chiuda il castello. E se internet è finalmente arrivato anche sul monte più alto della murgia solo l’anno scorso mettendo fine al medioevo tecnologico in cui si operava, la multimedializzazione delle sale è ancora una chimera. Come una chimera sembra essere l’apertura dell’infopoint, realizzato e mai aperto.