I giudici della Corte d’Appello di Bari hanno deciso di accogliere le richieste dei pubblici ministeri e di permettere il riascolto di molti dei teste, in particolare tecnici e testimoni diretti, già ascoltati nel processo di primo grado davanti al Tribunale di Trani. Si riparte quasi da zero in pratica nel processo per la tragedia ferroviaria del 12 luglio 2016 che ha già scritto una prima pagina giudiziaria con le due condanne arrivate a Trani a giugno dello scorso anno. Giovedì, invece, si è svolta una nuova udienza d’appello, un ritorno in aula dopo tre mesi ed in cui il collegio giudicante, ora presieduto da Roberto Oliveri del Castillo, ha dato il via libera a quelle che era stata la principale richiesta dell’accusa dopo il ricorso arrivato in seguito alla sentenza del Tribunale di Trani. Un “appello” che si preannuncia dunque lungo e rilevante e che rivedrà tutti in aula con l’ascolto dei primi tre testi il 21 ottobre. In quella stessa udienza, poi, ci sarà la calendarizzazione delle nuove sedute che dovrebbero essere non meno di tre al mese secondo le previsioni.

Il Tribunale di Trani ha sancito in primo grado che la tragedia ferroviaria di otto anni fa, fu provocata solo da un errore umano provocato da una serie di violazioni da parte di dipendenti di Ferrotramviaria che in quel momento avevano la catena decisoria sulla partenza o meno dei due treni. Dopo quattro anni di processo e circa 100 teste ascoltati, in sostanza, sono stati condannati il capostazione di Andria, Vito Piccarreta a sei anni e sei mesi di reclusione ed il capotreno del convoglio che andava da Andria verso Corato Nicola Lorizzo a 7 anni di reclusione. Assolti, invece, gli altri 14 imputati e la società Ferrotramviaria imputata per l’illecito amministrativo. Una decisione che non ha convinto la Procura che ha proposto ricorso continuando a sostenere che il disastro si è verificato anche a causa della mancanza di adeguati investimenti per i sistemi di sicurezza sulla tratta, per la mancanza di formazione e per pratiche consolidate che erano contrarie al regolamento.