Tariffe alle stelle, orari ridotti. Sono questi gli effetti più eclatanti che si determineranno con la decisione del comune di Andria di far terminare l’esperienza della polisportiva che, riunendo alcune importanti associazioni, meno di un anno fa aveva preso in gestione gli impianti sportivi di via Germania, via La Specchia e Via delle Querce.

Un’esperienza positiva l’ha definita l’assessore allo sport Daniela Di Bari e che lo stesso comune aveva, per iscritto, affermato di voler proseguire.

L’estromissione della Manzoni Sport, società pallavolistica andriese, dalla polisportiva è stata prima avversata dalla sindaca in persona che ha cercato di sedare la diatriba esplosa tra le realtà riunite in questo unico soggetto. Ma non avendo sortito effetti la decisione successiva è stata quella di togliere la gestione degli impianti a tutti.

È poco interessante la questione dal punto di vista dei rapporti tra società, a noi interessano i principi generali che si ricavano da questa esperienza.

Il primo punto è sostanziale: se il comune decide che l’utilizzo degli impianti è concesso se e solo se tutti sono riuniti in un unico soggetto, è chiaro che uno o più parti potranno assumere comportamenti anche scorretti: si potrà contare (o quasi come in questo caso) sul fatto che nessuno si ribellerà per poter mantenere l’utilizzo delle strutture. Una convivenza forzata e forzosa è tutt’altro che foriera di sentimenti aggreganti.

Il secondo punto è formale: l’atto che l’ente comunale ha prodotto per assumere la decisione di riprendere direttamente la gestione degli impianti sportivi cos’è? Che necessità c’era di produrlo per sottolineare la decadenza se la convenzione era già in scadenza il 30 settembre? L’impressione è che si volesse solo sottolineare, draconianamente, chi è che decide.