Esattamente 6 anni fa moriva, stroncata dalla fatica, in un vigneto di Andria, Paola Clemente, bracciante agricola allora 49enne originaria di San Giorgio Jonico. La donna lavorava in condizioni di assoluto sfruttamento come accertato poi dagli inquirenti, moltissime ore al giorno e per una paga che si aggirava attorno ai 27 euro. In autunno partirà il processo per omicidio colposo a carico di Luigi Terrone, titolare dell’azienda di ortofrutta di Corato per la quale lavorava.

In un primo momento il pm di Trani, Alessandro Pesce, aveva ritenuto di non contestare a Terrone il reato di omicidio colposo. In corso infatti al momento c’è un altro processo sempre a Trani per truffa, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro con sei imputati tra referenti di un’agenzia interinale di Noicattaro e quelli dell’azienda che si occupava del trasporto delle braccianti dalla provincia di Taranto ai campi.

Le indagini hanno attestato che Paola Clemente lavorava con contratto di somministrazione almeno otto ore al giorno, partendo di casa alle 2 di notte e tornando non prima delle 15, come detto, per una paga di 27 euro al giorno. Solo in un secondo momento il pm ha quindi ritenuto di chiedere il processo per il titolare dell’azienda di ortofrutta, contestandogli il reato di omicidio colposo e ottenendone il rinvio a giudizio. Secondo l’accusa l’uomo avrebbe violato il contratto di lavoro sia per gli obblighi di informativa ed addestramento e sia per non aver comunicato l’assunzione al medico competente. Queste violazioni avrebbero avuto come conseguenza, secondo la Procura, a gravi ritardi nel contattare i soccorsi.

Nel 2016, lo ricordiamo, proprio dopo una mobilitazione importante di opinione pubblica e sindacati a seguito della morte di Paola Clemente, vi fu l’approvazione da parte dell’allora Governo della legge 199 per contrastare i fenomeni di lavoro nero e sfruttamento del lavoro in agricoltura. Una cosiddetta legge anticaporalato che, tuttavia, ancora oggi bisognosa di esser applicata  in tutta la sua interezza come spiegano i sindacati di categoria. Nei campi, infatti, si continua a morire di fatica nonostante tutto. Ultimo caso in ordine di tempo è stato quello di Camara Fantamadi, 27enne maliano, stroncato da un malore dopo aver lavorato per oltre 4 ore nelle campagne di Tuturano in provincia di Brindisi. Il corpo senza vita del migrante, arrivato tre giorni fa in Puglia da Eboli, è stato trovato al lato della strada, accanto alla bicicletta che usava per spostarsi.