«RI – GENERAZIONE significa generare di nuovo, far rinascere , cambiare paradigma e rendere migliore, in ambito urbano, fattori, dinamiche e opportunità nuove da promuovere nei luoghi di intervento. Opere pubbliche e servizi, dovrebbero essere finalizzati alla innovazione sociale ed economica. Se ci si limita al lavoro pubblico si segue la logica dell’appalto, senza effetti sulla vita delle persone e sulle opportunità per la città». E’ quanto si legge in una nota a firma di Vincenzo Caldarone, coordinatore della rete civica popolare “Futura”.

«Moltissime risorse del Recovery Plan saranno destinate alla rigenerazione, specialmente basata sulla innovazione tecnologica e digitale, l’energia e la mobilità, le reti di impresa e territoriali.

Per il recente bando di ri-generazione urbana avevamo proposto una rete di luoghi pubblici recuperati, una rete incentrata su Palazzo Ducale, e destinati a:
– Coworking di nuove attività e incubatore di imprese innovative
– Start up innovative specie nei campi del turismo e del digitale
– Impianti di produzione digitale nel campo culturale

Sono tutte attività che generano importanti economie, che di solito migrano verso altre città e altre regioni perché il nostro tessuto non è favorevole al loro sviluppo. Se non riusciamo a sostenere e promuovere queste innovazioni, non solo perderemo il Recovery plan, ma continueremo a produrre economia povera e a espellere idee e persone.
Il Comune ha promosso un progetto di rigenerazione, candidandolo al finanziamento ministeriale, per il recupero di Palazzo ducale (essenzialmente) senza poter, per motivi di tempo e di assenza di risorse progettuali, progettare un intervento di rigenerazione che facesse di Palazzo ducale l’hub centrale di un progetto innovativo più ampio. Un lavoro intenso per cui ringraziare chi si è dedicato tra tante difficoltà ereditate.

Ma ora bisogna voltare pagina, oltre la logica dell’opera e dell’appalto che, come abbiamo visto in tanti casi, non ri-genera niente. A cominciare da un progetto di ri-generazione precedente, finanziato e mai attuato, che vede, ad esempio, la piazza del pesce di Via de Anelis trasformata in social housing (leggi dormitorio) per migranti e altre categorie fragili. Assolutamente niente contro i migranti, che anzi non devono essere concentrati e ghettizzati ma destinatari di integrazione diffusa.

Ma quel bene pubblico deve ri-generare il tessuto attorno, e risolvere anche il problema di piazza Duomo e del centro storico limitrofo, da non considerare solo luna park serale.
Per utilizzare i finanziamenti esistenti l’dea deve cambiare. Altrimenti è meglio lasciar stare. Un nuovo progetto può basarsi sulla identità del luogo, ovvero sede di commercio di eccellenze a km 0 di giorno, sede di consumo di qualità e attività di spettacolo e comunicazione di sera, e il piano superiore destinato a attività di alta formazione di cucina, food e sostenibilità. Cos’ piazza Duomo cambia aspetto e frequentazione, e il luogo diventa attrattore di scala territoriale.

E’ una idea che può trasformarsi in azione subito, che potrebbe anche mettere insieme operatori economici, culturali e investitori. E’ questo il dialogo sociale, che serve anche per affrontare il Recovery plan e le opportunità che altrimenti sfuggono. Un nuovo progetto di governo cittadino si qualifica per questo dialogo e questo lavoro comune, per questo ci siamo impegnati e continuiamo a lavorare».