Di seguito riportiamo l’omelia integrale del Vescovo di Andria-Canosa-Minervino, Mons. Luigi Mansi, in occasione della celebrazione della Passione di Cristo, tenuta ieri pomeriggio.

«Vorrei fermarmi con voi solo qualche momento per cogliere qualche spunto di riflessione. La lunga lettura della Passione lasciataci da san Giovanni ce ne offre davvero tanti. Mi piace sottolineare prima di tutto una parola che pronuncia Pilato; lui in un primo momento ha tentato di sottrarre Gesù a questa condanna ingiusta, diremmo che proprio ce l’ha messa tutta, ma non ci è riuscito, perché si è trovato di fronte ad una volontà inferocita della folla sobillata dai sommi sacerdoti, dalle autorità del popolo, dalle guardie e ad un certo punto, malvolentieri prende una decisione che forse non avrebbe voluto mai prendere, ma lo fa, perché non riesce a prendere le parti della verità.

E allora Pilato prima fa flagellare Gesù, e si trova così davanti un uomo sfigurato che gronda sangue da tutte le parti, con una strana corona sulla testa, lo prende, lo porta fuori e lo presenta alla folla con queste parole: “Ecco l’uomo”, “Ecce homo”, dicevano i nostri padri.

Pilato non si rendeva conto che lui proclamava una verità altissima, che non valeva soltanto per quel momento, ma vale per tutti i secoli e quindi vale anche oggi: ecco l’uomo, come dire ecco come si riduce l’uomo a causa del peccato. Gesù in quel momento ci manifesta la nostra identità e noi, guardando Gesù presentato da Pilato è come se noi ci guardiamo in uno specchio, quello siamo noi non solo e non tanto come persone singole, certo anche quello, ma proprio come umanità sfigurata, abbrutita, inguardabile a causa del peccato; ecco l’uomo, ecco che cosa succede all’uomo, quando si allontana da suo Padre, da Dio.
Ecco l’uomo! E allora, contemplando Gesù noi dobbiamo pensare a tutti gli uomini che soffrono Ecco l’uomo! A causa del peccato c’è il dolore, c’è la sofferenza e il più delle volte, come è capitato con Gesù, si tratta di un dolore ingiusto. “Perché a me?”, ci sentiamo dire tante volte dagli ammalati, “Che ho fatto? Perché il Signore se la prende con me?”. È difficile spiegare. La sofferenza c’è perché c’è il peccato e ogni peccato va ad aumentare quel capitale negativo che poi si scatena, si scaraventa sugli innocenti, sui deboli. C’è la sofferenza perché c’è l’egoismo, c’è la sofferenza perché c’è l’odio, anche Gesù dalla croce ha gridato: “Padre, perché mi hai abbandonato? Perché? Che ho fatto?”. Anche Lui non ha retto, la morsa del dolore è terribile e anche le persone più sante a volte crollano.

“Ecco l’uomo”, ci dice Pilato, ecco il frutto del nostro peccato, e allora, quando qualcuno si chiede: “Perché?”, proviamo a rispondere: “La colpa è nostra, di tutti”. Nessuno è fuori da questo mistero di iniquità terribile. Se qualcuno soffre e non trova il perché, l’unica risposta possibile è quella della solidarietà, quasi per mettere riparo, facciamo tanto male, ci facciamo tanto male gli uni gli altri, provochiamo tanto dolore, ma l’unica risposta, l’unico rimedio è la solidarietà, facendo un po’ di bene in qualche modo cerchiamo di riparare al male che compiamo.

Ecco l’uomo, dunque! Ma il secondo pensiero è ancora sulle parole di Pilato che, dopo aver presentato Gesù come uomo, lo presenta come re: “Ecco il vostro re!” e pronunciando queste parole, provoca una risposta rabbiosa, inferocita: “Via, crocifiggilo, toglilo. Non lo vogliamo vedere”. Quella risposta inferocita della folla è ancora oggi la risposta inferocita delle forze del male che non vogliono vedere il bene, lo rifiutano, lo osteggiano, lo combattono “Ecco il vostro re”, dice Pilato. Anche qui lui proclama una verità altissima: Gesù dall’alto della croce regna e manifesta la vittoria dell’amore. Non ci sono altre strade per cambiare il mondo, sapete; è inutile che giriamo su tutte le carte geografiche del mondo, su tutti i libri, su tutti i computer, su tutti i sentieri dell’etere…Non perdiamo tempo; l’unica via è quella dell’amore, è quella del dono assoluto, gratuito, senza contraccambi, è quello che ci ha mostrato Gesù ieri, inchinandosi ai piedi dei suoi discepoli, l’umiltà. Ecco il vostro re! Un re crocifisso? Ma come? Un re sconfitto che non porta una bella corona d’oro con i diademi, ma che porta una corona di spine, che razza di re è?

Ecco il vostro re! Ecco il nostro re! Chiediamoci tutti, carissimi, Ci sentiamo veramente sudditi di questo re? E l’ultima parola per riflettere, questa volta è la parola di Gesù. “Tutto è compiuto”, cioè la mia vita si chiude e io, tornando al Padre, me ne vado con la certezza che tutto quello che dovevo fare l’ho fatto; tutto è compiuto, non ho scrupoli, non ho pesi sulla coscienza, quello che dovevo dire l’ho detto, tutto; quello che dovevo fare l’ho fatto. Tutto, tutto è compiuto. Chissà se nella nostra vita di credenti sarà capitato almeno una sera, almeno una tra le tante in cui, andando a letto, chiudendo la giornata, abbiamo potuto dire come Gesù nella preghiera: “Padre, tutto è compiuto. Tutto quello che dovevo fare oggi, l’ho fatto; tutto il bene che dovevo compiere, l’ho compiuto; tutte le parole buone che dovevo dire, le ho dette; tutti i gesti di coraggio che dovevo fare, li ho fatti… Chissà se questa parola, almeno una volta nella nostra vita, è stata anche la nostra parola, dubito, lo dubito di me.

Sicuramente quante volte, invece, andando a letto la sera, facendo l’esame di coscienza troviamo davvero il bilancio in rosso, come è rosso il colore dei paramenti di stasera, come è rosso il colore del sangue, il rosso del peccato.

Tutto è compiuto”, dice Gesù e questa sera, fra poco, non ci potremo recare a dare il nostro bacio al Crocifisso, ma col cuore certo che glielo diamo il nostro bacio. E quel bacio vorrebbe dire: Gesù ti do il bacio, tutto è compiuto e se non è compiuto, mentre ti do il bacio, ti prometto lo compirò subito, stasera stessa; se ci sono delle pendenze ancora da compiere, mentre baciamo Gesù, promettiamoglielo: Gesù, mentre ti bacio, ti prometto, adesso lascio te e vado a compiere tutto ciò che quel bacio richiede. Altrimenti se così non fosse non è un bacio che diamo al Signore, è un’altra spina che gli andiamo a mettere, è un altro schiaffo che gli andiamo a dare, è un insulto come era quello dei soldati in quella terribile notte.

Tutto è compiuto”, dice Gesù. Voglia il cielo che il nostro cammino di conversione fosse davvero un cammino nel quale, ogni giorno che passa, noi cresciamo in questa capacità di compiere la volontà del Padre, tutta intera!».