«Riteniamo di dover intervenire a seguito dell’ennesimo inutile attacco frontale ricevuto con riferimento alla locazione da parte della Provincia BAT dell’immobile di via Barletta attualmente occupato dall’istituto Ipsia “Archimede” di Andria. Nell’interesse dei cittadini e del loro diritto ad essere debitamente informati, pare opportuno far chiarezza circa quest’annosa vicenda che, puntualmente e maldestramente, viene utilizzata da rappresentanti politici per scopi elettorali». A parlare è direttamente la Famiglia Attimonelli di Andria che vuole far chiarezza, dal proprio punto di vista, dei fatti rispetto ad un immobile acquisito da una delle società del gruppo, la Gesatti, dopo la stipula del contratto avvenuta con la Provincia di Bari.

«Riteniamo importante che chiunque spenda parole su tale questione debba essere innanzitutto a conoscenza della vicenda – spiegano dalla Famiglia Attimonelli – e soprattutto informato delle condizioni del contratto che lega la nostra società all’ente provinciale. Accordo stipulato nel 2002 dai precedenti proprietari con la provincia di Bari. La Gesatti s.r.l. – spiegano – con l’acquisto dell’immobile, è subentrata nel suddetto contratto, le cui condizioni non sono mai state modificate se non per l’adeguamento “al ribasso” dei canoni di locazione e per l’inserimento di un’opzione d’acquisto richiesta dell’ente e puntualmente da noi concessa».

«L’ennesima ed ultima riduzione del canone di locazione risale al mese di gennaio 2019, durante l’amministrazione Giorgino – dice ancora la Famiglia Attimonelli nella lunga nota – allorquando con l’ente si addiveniva consensualmente ad un ulteriore ribasso. Chi considera la locazione dell’istituto Archimede come il “tipico esempio di spreco di denaro pubblico”, dimentica quanto quell’immobile sia funzionale alle esigenze della Provincia di sopperire alla carenza di edifici scolastici di proprietà e, forse non è a conoscenza, che il costo sostenuto è decisamente inferiore ai parametri stabiliti dall’Agenzia delle Entrate a ciò si aggiunga che, ad oggi, risulta occupato circa il 65% dell’edificio, e non il 30% come erroneamente e strumentalmente riferito e che la provincia è tenuta ad assicurare aule dignitose e condizioni idonee per ospitare gli studenti del nostro territorio».

«Le pessime condizioni strutturali in cui attualmente versa parte dell’edificio – spiegano – già oggetto di clamore mediatico nel recente passato da parte dei medesimi soggetti politici, sono addebitabili esclusivamente alla mala-gestio da parte dei conduttori dell’immobile e non certo alla Gesatti s.r.l. che, allo stato, risulta danneggiata dall’incuria e dal disinteresse di chi avrebbe dovuto vigilare sullo stato dei luoghi. Negli anni abbiamo anticipato per conto dell’ente ingenti somme, assumendoci costi per imposte e manutenzione che la provincia non riusciva a sostenere ed abbiamo sempre soprasseduto ai ritardi maturati da tutte le amministrazioni nel pagamento dei canoni di locazione. Ad oggi risultiamo creditori di dodici mensilità arretrate. Diventa, quindi, inaccettabile speculare politicamente su tale vicenda utilizzando il nostro nome e gettando fango sulla nostra società».

«Preferiamo restar fuori dalle beghe politiche – dicono ancora – e continuare a confrontarci con l’ente nelle sedi opportune per comprendere se le reciproche esigenze per il prosieguo del rapporto coincidano. Altrimenti è diritto di entrambe le parti, risolvere e non rescindere il contratto in essere. Confidando, forse con eccessivo ottimismo, nella coscienza istituzionale di chi intende proporsi a ricoprire incarichi politici, invitiamo le parti interessate ed intervenute ad evitare strampalate fiere di cifre e annunci senza alcun riferimento giuridico e fattuale. E’ necessario che prima di esprimersi, si conoscano le conseguenze giuridiche, economiche ed organizzative che l’ente si troverebbe ad affrontare qualora intendesse procedere ad una risoluzione forzata del contratto in essere. Da inguaribili romantici, ci aspettiamo dalla politica più visione e meno televisione. Ci aspettiamo più attenzione alle esigenze dei nostri figli, delle nostre imprese e di tutti i cittadini che stanno vivendo un momento di grave crisi economica e meno spettacolarizzazione del nulla. Ci riserviamo, quindi, di tutelare i nostri diritti dinanzi le competenti autorità giudiziarie nei confronti di chiunque, per incoscienza e/o incompetenza, diffami il nostro gruppo e la nostra famiglia. Lo facciamo per noi ma soprattutto per i nostri figli e per le famiglie di tanti dipendenti cui diamo lavoro».