«Era Il 1998 quando i sindaci di Andria, Barletta e Corato imponevano alla Bari nord di interrare la Ferrovia nel tratto andriese, come condizione per il raddoppio. Era una forte presa di posizione non solo di Andria ma di tutto il territorio, che non voleva più essere trattato come periferia. Era una posizione forte, e vinse, ottenendo i fondi dal governo per il progetto, e la candidatura di tutto il percorso sui programmi Europei. Dal 2001 sono passati 19 anni, e i finanziamenti sono stati persi già due volte, e poi ricandidati. Tutto affidato a Ferrotranviaria e alle sue priorità, trattando nuovamente Andria e il territorio come marginale. Da allora abbiamo perso centinaia di milioni in traffico, minato la salute per traffico e inquinamento, e assistito ad una strage conseguenza diretta della mancanza di sicurezza. E sono anni che pendolari e studenti viaggiano come tartarughe». Interviene così, in una nota, la rete civica Andria Bene Comune.

«Assistiamo all’ennesimo annuncio di sblocco dei fondi (e chi li aveva “bloccati”???) e di lavori imminenti. Sono annunci inutili. Abbiamo tutto il rispetto e la considerazione per chi in questi giorni si adopera per far diventare effettivo il progetto e per la comunità.  Ma non possiamo dimenticare responsabilità politiche ed istituzionali di 22 anni, non possiamo dimenticare che Andria non è stata rappresentata e tutelata e che la nostra comunità è diventata fanalino di coda e che ha pagato, e continua a pagare, prezzi enormi, non solo nel bilancio del comune.

Vedremo e vigileremo che gli annunci di questi giorni diventino realtà. Lo speriamo naturalmente e sosterremo chiunque si darà da fare seriamente . Ma ne frattempo ci adopereremo perché:

  1. Non si perda anche questo periodo di fondi europei, visto che è imminente a scadenza per la spesa. Non tollereremo un ulteriore rinvio
  2. La ferita nel cuore di Andria sia sanata veramente: per motivi di “risparmio” (DOPO 18 ANNI) non ci sarà interramento totale, e quindi la città risulterà spaccata in due ancora, anche se un po’ meno.  Non potremo aspettare ancora 30 anni per dare ad Andria un volto umano.

Si dovrà  immediatamente risolvere la questione dell’interramento reale. Perché tuti sappiano che quei fondi, quei progetti, quelle scelte, non sono un regalo di nessuno, ma un diritto lungamente coltivato,  e una necessità morale, materiale, economica e di comunità.

Bisogna rialzare la testa nei rapporti con la regione e altri: dare ad Andria una nuova dignità, più autorevolezza: vengono prima di tutto dalla forza della città e della sua gente, oltre le divisioni e le corporazioni politiche: questo è il progetto di rete civica e di comunità per il quale lavorare».