Sull’attuale situazione di emergenza a causa dell’epidemia da Coronavirus il “Comitato Imprese Centro Storico” ha voluto esprimere la propria preoccupazione tramite la nota del suo referente Felice Fuzio.

«Il nostro Paese negli ultimi due mesi si trova ad affrontare una situazione straordinaria e drammatica dal punto di vista sanitario ed economico. L’augurio di noi ristoratori, è che questo stato emergenziale, anche nella nostra città, finisca al più presto, e si avvii una nuova fase di ripresa, ponderata e coscienziosa. Fatta questa doverosa premessa, riteniamo necessario condividere la seguente riflessione: la riapertura delle attività ristorative non può prescindere dalla risoluzione di alcune problematiche che da anni impediscono o ostacolano l’esercizio d’impresa, che ora manifestano maggiore attenzione unita ad una esigenza indifferibile di risoluzione di problemi.

Ci riferiamo in particolare al regolamento dehors che solo negli ultimi due anni, e quindi in un momento di relativa crescita economica, ha causato la chiusura stagionale di diversi locali. È evidente quindi che se a tali ostacoli si aggiungeranno, come prevedibile, le giuste e più che comprensibili misure restrittive per il contenimento della pandemia, non saremo in grado di lavorare; lavoro che ci permetterebbe “solo” di contenere le perdite. Confessiamo però di non nutrire grandi speranze, vista l’assenza di dialogo con l’amministrazione che di fatto, già prima del lockdown, ha impedito di ottenere risposte certe e chiare dai vari settori comunali competenti. Come già accennato, le perdite subite e che continueremo a subire non potranno essere recuperate, nonostante l’indennizzo statale che ci ha permesso solo di tamponare una situazione drammatica. Basti pensare che ad oggi le utenze, le spese fisse e le varie tasse comunali non ci sono state risparmiate, fatta eccezione per qualche canone di locazione, risparmiato in parte, grazie alla collaborazione di privati rivelatesi sensibili e consapevoli. Ora cominciamo a pensare a una sobria riapertura con le giuste precauzioni e consapevoli del fatto che il nostro tessuto sociale ed economico cambierà a causa delle nuove abitudini che assumeremo.

Quello che chiediamo è che in questo momento di pausa si possa interagire con chi ci amministra, trovando soluzioni condivise che considerino allo stesso modo gli interessi dei privati e degli esercenti. Chiediamo di ottenere in deroga, la fruizione degli spazi esterni alle nostre attività in maniera immediata, vista la situazione straordinaria, in modo da consentire ai nostri clienti il giusto distanziamento sociale, e in modo da rispettare tutte le norme igienico sanitarie necessarie. Riteniamo infatti che in questo particolare momento storico gli interessi sanitari e gli interessi economici di piccole realtà debbano prevalere sulla tutela del valore storico culturale degli edifici (senza però sdoganare qualsiasi estroso progetto). Chiediamo una sospensione o una rimodulazione delle tasse comunali per il periodo di sospensione dell’attività lavorativa. Chiediamo che ognuno degli organi competenti faccia il proprio lavoro di amministratore, che non lasci una intera categoria abbandonata a sé stessa, tra Pec senza risposta e sovrintendenza indifferente alle nostre richieste. Chiediamo infine che la guida di questa città, da parte del Commissario prefettizio, avvenga in maniera trasparente e che si rispetti il nostro diritto al lavoro fornendo risposte celeri ed esaustive. L’assenza di risposte o risposte che giungano troppo tardi impedirebbero una necessaria programmazione dell’attività di impresa che porterebbe alla chiusura della gran parte delle attività.

L’attuale amministrazione provi anche a considerare che persino una chiusura definitiva della attività commerciale necessità di programmazione (disdette varie, licenziamenti, adempimenti burocratici, ecc.). Ci affidiamo al senso di responsabilità delle istituzioni, sicuri che le nostre richieste siano valutate e accolte poiché rappresentano l’ultimo tentativo utile per evitare la chiusura di un importante comparto, considerato un’eccellenza anche nei comuni limitrofi, con conseguente danno economico per tutta la comunità e per le casse del Comune».