Ha affrontato le selezioni per partecipare al festival di Sanremo nella sezione nuove proposte ma si è fermato alle fasi finali. Ma il messaggio che voleva portare è così dirompente che Amadeus ha voluto ugualmente la sua esibizione sul palco dell’Ariston. C’è un po’ di Andria e della storica casa Cristiani Produzioni nel commovente successo di Paolo Palumbo, l’artista imprigionato nel suo stesso corpo che ha saputo toccare le coscienze dei milioni di spettatori del settantesimo festival.

Paolo Palumbo ha 22 anni, è sardo, e all’età di 17 anni ha scoperto che il suo sogno di fare lo chef era irrealizzabile perché i suoi muscoli sarebbero stati annientati dalla Sclerosi laterale amiotrofica. Da allora Paolo Palumbo non si è arreso, anzi, col sostegno del fratello Rosario che ha lasciato tutto per stargli accanto, ha iniziato a coltivare tutti i sogni possibili. Da quello di incontrare Barak Obama, che gli propose cure negli Stati Uniti ricevendo un bel “No”, motivato con la volontà di sostenere la ricerca italiana, passando per una candidatura alle regionali della Sardegna e arrivando a coltivare il sogno di Sanremo con le sue rime rap.

È in questo successo che gli ha permesso di mostrarsi al grande pubblico, c’è l’etichetta andriese Cristiani Music Italy Produzioni: il suo fondatore, Mimmo Cristiani, suonatore come amava definirsi, batterista dei milord, produttore per Mario Merola e un’infinità di altri nomi della musica, è scomparso il 23 febbraio del 2017: il testimone da allora lo ha raccolto la sua compagna Daniela Tripodi che per prima ha colto le qualità artistiche di Paolo Palumbo riuscendo nell’impresa di portarlo sul palco di Sanremo: su un letto, con un respiratore e la peg per la nutrizione attaccati tutto il giorno, tutti i giorni, un computer che gli dà la possibilità di comunicare col mondo attraverso il battere delle palpebre: e lui, così, infila rime che affida al rapper Kumalibre e inventa melodie che porge al direttore d’orchestra Andrea Cutri.

«Se esiste una speranza ci voglio provare. Per volare mi bastano gli occhi, sono la montagna che va da Maometto, pur restando disteso sul letto»