Poco meno di due ore questa mattina, nell’aula bunker del carcere di Trani, per riprendere le udienze del Processo per il disastro ferroviario del 12 luglio 2016 sulla tratta “Andria-Corato” che provocò la morte di 23 persone e 50 feriti. Si continua con l’ascolto di diversi testimoni, in particolare dipendenti di Ferrotramviaria come capitreno, macchinisti e capostazione. Dall’udienza odierna non sono emerse particolari novità rispetto al passato (ultima udienza l’11 dicembre scorso), ma sono state poste diverse domande a chiarimento di alcuni passaggi tecnici di gestione del flusso dei treni sulla tratta. Diversi i testi che hanno già dichiarato sino a questo momento come il quantitativo di corse fosse raddoppiato se non addirittura quadruplicato nell’ultimo periodo prima dell’incidente.

Dalle diverse testimonianze è emerso ancora una volta un dato ormai piuttosto acclarato: la gestione degli incroci era molto complessa a causa dell’aumento delle corse e del binario unico. In sostanza capitreno e macchinisti non avevano la concreta possibilità di verificare con i capistazione gli incroci. Ed è quello che sarebbe accaduto proprio in quella mattina del 12 luglio 2016 quando il possibile errore dei capostazione non fu evitato anche a causa della mancanza di identificativi esterni sui convogli. Mercoledì prossimo, 15 gennaio, nuova udienza sempre nell’aula bunker del carcere di Trani dove saranno ascoltati ancora altri dipendenti di Ferrotramviaria.

Nel processo sono costituiti come parti civili la Regione Puglia, i Comuni di Corato, Andria e Ruvo di Puglia, alcune associazioni, oltre ai parenti delle vittime e ai passeggeri sopravvissuti dinanzi al Tribunale di Trani dove sono imputate la società Ferrotramviaria e 17 persone fisiche, tra dipendenti, dirigenti e vertici di Ferrotramviaria, un altro dirigente del Mit e due direttori dell’Ustif di Puglia, Basilicata e Calabria (che si occupa delle linee ferroviarie in concessione).