La Procura di Trani ha chiesto la condanna a 5 anni di reclusione per Elena Molinaro, ex dirigente del Ministero delle Infrastrutture, imputata nel processo con il rito abbreviato sullo scontro fra due treni della società Ferrotramviaria avvenuto il 12 luglio 2016 sulla tratta fra Andria e Corato, in cui persero la vita 23 persone e altre 51 rimasero ferite.

La dirigente è accusata di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose plurime e disastro ferroviario in concorso con l’allora direttore generale del ministero delle Infrastrutture, Virginio Di Giambattista (attualmente a processo con il rito ordinario), per non aver “compiuto verifiche periodiche” e adottato “provvedimenti urgenti” per eliminare il sistema del blocco telefonico su quella tratta a binario unico.

Nella requisitoria il pm Alessandro Donato Pesce ha sostenuto la “indifferenza” della dirigente nell’attività di controllo e di coordinamento di iniziative finalizzate a garantire maggiore sicurezza, nonostante eventi passati, come l’incidente del 2007 sulla tratta Macomer-Nuoro, avessero già evidenziato i “gravi rischi” collegati a quel tipo di circolazione ferroviaria. Nella prossima udienza del 10 dicembre la parola passerà alla difesa.

Nel processo con rito abbreviato che si sta celebrando dinanzi al gup di Trani Maria Anna Altamura sono costituiti come parti civili la Regione Puglia, i Comuni di Corato, Andria e Ruvo di Puglia, alcune associazioni, oltre ai parenti delle vittime e ai passeggeri sopravvissuti. Le stesse parti civili sono costituite nel processo con rito ordinario in corso dinanzi al Tribunale di Trani dove sono imputate la società Ferrotramviaria e 17 persone fisiche, tra dipendenti, dirigenti e vertici di Ferrotramviaria, un altro dirigente del Mit e due direttori dell’Ustif di Puglia, Basilicata e Calabria (che si occupa delle linee ferroviarie in concessione).