Dal 1° ottobre tre lavoratori della Ecolife vengono lasciati a casa, si tratta di dipendenti a tempo indeterminato con un contratto part-time che operano presso la stazione ecologica del Comune di Canosa di Puglia, gestita in subappalto dalla ditta che si occupa di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani in città, associata in ATI con la Sangalli di Andria. Le ragioni di tale decisione non sono note agli addetti che sono ancora in attesa di una comunicazione.

«Una decisione che apprendiamo con rammarico e che a nostro avviso non ha un giustificato motivo, sappiamo solo che tre operai dal 1° ottobre, di cui una nostra iscritta, sono senza lavoro e quindi le loro famiglie senza reddito. Abbiamo inviato una nota alla ditta Ecolife e per conoscenza anche al sindaco di Canosa di Puglia, all’Unione dei Comuni facenti parte dell’Aro 2 ed alla ditta capofila dell’ATI, la Sangalli di Monza, per informare tutti dell’accaduto deciso in maniera unilaterale, senza aver ricevuto risposta. Solo la Sangalli ha ribadito di aver posto a carico della Ecolife le condizioni per garantire la continuità lavorativa dei tre addetti con un impegno economico previsto per 72 ore settimanali. Al momento, inoltre, non risulta ancora pagata neanche la mensilità di settembre e abbiamo già dato incarico al nostro legale, l’avv. Andrea Savella di inviare una lettera all’azienda oltre che a tutti gli interessati – spiega Emanuele Papeo, segretario della Fp Cgil Bat».

«Rivolgiamo un appello a tutti i soggetti in causa nella vicenda affinchè vengano messe in campo tutte le soluzioni possibili per risolvere la questione e riportare a loro posto i lavoratori; così potranno continuare a garantire il loro impegno nell’azienda, soprattutto in questo particolare momento di crisi sociale ed occupazionale. Tutto ciò anche tenuto conto delle prospettive future del servizio pubblico, rispetto al riciclaggio dei rifiuti e tutela dell’ambiente, finalizzate a migliorare la raccolta, differenziazione e smaltimento dei rifiuti all’approssimarsi della prossima gara pubblica. Ci rivolgiamo in particolare all’Aro che è stazione appaltante e dunque ci appelliamo al vincolo di solidarietà previsto dalle norme – conclude Papeo».