Molti bambini ad Andria, a più di un mese dall’apertura delle scuole, sono ancora senza libri di testo. La Confcommercio già da giugno scorso aveva sollevato la questione ritenendo che la metodologia della manifestazione d’interesse, su cui si stavano orientando gli istituti, non fosse la migliore scelta possibile. Creava incertezza tra i cartolibrai, che non potevano rifornirsi come tutti gli anni perché non sapevano a chi il servizio sarebbe stato affidato, e non lasciava libere le famiglie di recarsi dal proprio rivenditore di fiducia a prendere il libro, cosa che invece la cedola ha sempre consentito.

Nel frattempo, i bambini sono ancora senza libri e una delle ragioni alla base del disservizio riguarda il fatto che ci sono cartolibrai che hanno partecipato a più manifestazioni di interesse, fin qui tutto normale e lecito.

«Non è normale invece che si dica che i libri non sono disponibili, perché da fonti certe sappiamo che i libri sono disponibili a Bari dai fornitori, infatti alcuni cartolibrai li hanno già ritirati tutti. Forse qualche rivenditore ha partecipato a troppe manifestazioni d’interesse e, dopo essersene aggiudicate diverse, ora non riesce a far fronte all’acquisto. Questo ci sembra uno dei motivi per i quali i libri non arrivano sui banchi di scuola ma restano dei depositi dei fornitori – spiega Claudio Sinisi, delegato della Confcommercio di Andria. Continuiamo a leggere fiumi di parole sui libri di testo, sui disservizi alle scuole ed ai commercianti, tutte cose di cui, noi Confcommercio abbiamo lungamente parlato dall’inizio, senza cambiare mai versione né idea. Infine, stiamo anche apprendendo in queste ultime ore che dopo le manifestazioni di interesse ci sono alcune scuole che stanno rilasciando le cedole. Ma che senso ha? Siamo sempre più convinti che è necessario rivedere tutta la procedura e non a settembre ma a marzo o aprile dell’anno precedente, in modo tale che i libri siano consegnati alle famiglie a settembre. Altrimenti, come al solito, a farne le spese e a subirne i disagi sono le maestre e i bambini, oltre che naturalmente i genitori – conclude Sinisi».