Riprende stamane, nell’aula bunker del carcere di Trani, il processo per l’incidente ferroviario del 12 luglio 2016, che provocò la morte di 23 persone lungo la linea Andria-Corato di Ferrotramviaria. In contemporanea, in Corte d’Appello a Bari, è fissata l’udienza in cui si discuterà l’istanza di ricusazione dell’intero collegio del Tribunale di Trani incaricato di occuparsi del caso, depositata 15 giorni fa dai difensori della Ferrotramviaria spa, società imputata nel processo insieme ad altre 17 persone (fisiche). L’istanza di ricusazione dei giudici verte su due punti: l’ordinanza con cui è stata ordinata la citazione della Regione Puglia come responsabile civile conterrebbe – secondo i difensori della società – una “irrituale ed illegittima anticipazione del giudizio in ordine alla responsabilità dell’ente” laddove si parla di Ferrotramviaria come ‘soggetto rivelatosi inaffidabile’, cui è stato consentito di continuare a occuparsi della concessione della linea ex Bari Nord; ma si riferisce anche il fatto che uno dei tre giudici del collegio ha legami di parentela con una delle vittime e alcune parti civili. Proprio per questo, il giudice aveva chiesto di astenersi, ma la presidente Giulia Pavese aveva rigettato la richiesta, così come dichiarato durante la prima udienza.

Per conoscere la decisione della Corte d’Appello bisognerà attendere qualche giorno all’esito dell’udienza camerale di domani, alla quale saranno presenti entrambi gli avvocati di Ferrotramviaria, Michele Laforgia e Tullio Bertolino. A Trani, invece, il collegio dovrebbe comunque esprimersi sulle nuove questioni preliminari sollevate nel corso dell’udienza del 6 giugno scorso, tra cui mancate o tardive notifiche da parte delle parti ai responsabili civili e anche sulle eccezioni sollevate dal difensore della Regione Puglia, Vincenzo Zaccaro. Ad avviso del legale l’ente non poteva essere citato come responsabile civile (cioè soggetto tenuto eventualmente al risarcimento del danno) in quanto nessuno degli imputati ha un rapporto di dipendenza con l’ente. L’avvocato rilevò anche come, in base alla normativa vigente all’epoca dell’incidente, la Regione non avesse alcuna responsabilità in materia di sicurezza ferroviaria e vigilanza. Nell’incidente, causato dallo scontro tra due treni che viaggiavano in direzioni opposte sul binario unico tra Andria e Corato, morirono 23 persone e altre 51 rimasero ferite.

Per questo sono imputate davanti al Tribunale di Trani, oltre alla Ferrotramviaria, 17 persone tra cui suoi manager, dirigenti e dipendenti, nonchè un dirigente del Ministero dei Trasporti e due direttori dell’Ustif di Puglia, Basilicata e Calabria (che si occupa delle linee ferroviarie in concessione). I reati contestati, a vario titolo, dalla Procura di Trani sono quelli di disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso.. Sono costituite come parti civili la Regione Puglia, i Comuni di Corato, Andria e Ruvo di Puglia, le associazioni Acu, Ubf, Codacons, Confconsumatori, Anmil e Gepa, oltre ai parenti delle vittime e ai passeggeri sopravvissuti (ad eccezione di quanti hanno ritirato la costituzione dopo aver già ottenuto i risarcimenti danni dall’assicurazione). Oltre alla Regione Puglia, sono state citati come responsabili civili anche Ferrotramviaria e Ministero dei Trasporti.