Per i lavoratori agricoli ancora nessuna risposta da Roma. E pensare che c’erano anche gli operai in piazza il 14 febbraio a chiedere misure urgenti per il settore e che davanti a loro, in migliaia dalla Puglia, il Ministro Centinaio, aveva assicurato interventi immediato, anche sul fronte del fiume di giornate andate in fumo. Ma a più di un mese da quelle promesse, e dopo l’approvazione del decreto “Emergenze”, i lavoratori agricoli restano i dimenticati di tutta la vicenda. Il freddo polare dell’avvio della scorsa primavera ha messo in ginocchio il settore agricolo, a farne le spese sono stati gli imprenditori ed a cascata gli operai, ai quali evidentemente non pensa nessuno, a parte noi.

«Siamo di fronte ad un fatto gravissimo in quanto il Governo, pur intervenendo per il riconoscimento dello stato di calamità nei confronti delle aziende colpite (in particolar modo in questo territorio), non ha immaginato alcuna misura per i lavoratori che hanno perso e perderanno nei prossimi anni giornate di lavoro, nessuna tutela assistenziale riconosciuta in loro favore. Forse all’Esecutivo giallo-verde non interessa molto il dramma delle tante famiglie colpite dalla mancanza di salario a seguito della perdita delle giornate di lavoro e continua a trascurare un problema sociale in un territorio a vocazione agricola, come il nostro, al pari di tutta la Regione Puglia», spiegano Gaetano Riglietti, segretario generale Flai Cgil Bat e Antonio Gagliardi, segretario generale Flai Cgil Puglia .
«Chiediamo, ancora una volta, alzando la voce proprio dalla Bat, la provincia da cui è partita la mobilitazione, al Governo ed al Ministro Centinaio di provvedere immediatamente modificando di fatto l’art.1 della Legge 247 del 2007 sulle calamità naturali e quindi riconoscendo ai lavoratori agricoli a tempo determinato (per i due anni successivi a quelli per i quali le imprese agricole hanno ricevuto dei benefici di legge) un numero di giornate pari a quelle accreditate l’anno precedente. Tutto questo consentirebbe agli operai di accedere alle tutele fondamentali, almeno sull’aspetto della contribuzione previdenziale e della disoccupazione agricola», concludono Riglietti e Gagliardi.