In occasione dell’inizio del tempo di Quaresima, il Vescovo della Diocesi di Andria-Canosa-Minervino, S. E. Mons. Luigi Mansi, invia un messaggio a tutta la comunità, per prepararsi al meglio in vista della imminente santa Pasqua:

«Siamo giunti anche quest’anno alla Quaresima, tempo che inizia il mercoledì delle Ceneri e che ci porterà alla santa Pasqua. Chiediamoci subito: quali sono gli atteggiamenti interiori con i quali il Signore ci chiede di vivere questa santa Quaresima, nel desiderio e con tutti i relativi propositi per far sì che sia fruttuosa per la nostra vita di fede e, per conseguenza per la nostra vita di Chiesa? Io direi che gli atteggiamenti più giusti ce li indica proprio la parola di Dio che ascoltiamo nel giorno delle Ceneri e che poi ci accompagnerà giorno per giorno, soprattutto le domeniche.

La spiritualità cristiana, come ben sappiamo, ci presenta la Quaresima come un tempo nel quale c’è da mettere in campo una seria revisione della nostra vita, chiedendoci se è fedele al Vangelo, se lo incarna in maniera vera e credibile.

Mi soffermo in modo particolare sul brano evangelico, che si legge, appunto, nel giorno delle Ceneri, tratto dal Discorso della Montagna, lasciatoci dall’Evangelista Matteo. Lì Gesù ci porta con parole chiare e forti, senza metafore e senza giri di parole, al cuore della nostra vita di fede, e ci invita a porci in maniera coraggiosa una domanda fondamentale che potremmo così indicare: “Com’è la mia vita cristiana? È vera o è falsa? È solo apparenza, o parte e raggiunge in maniera piena il mio cuore?”. E ancora: “È solida e consistente oppure superficiale, solo esteriore  e approssimativa?”.

Non sono domande da poco e soprattutto non possiamo dare ad esse risposte scontate. Dobbiamo, invece, tutti, fare – direi ogni giorno, continuamente – un serio esame di coscienza. Tornando al brano evangelico del giorno delle Ceneri prendiamo molto sul serio l’invito di Gesù  innanzitutto a domandarci se noi compiamo le opere della fede “davanti agli uomini”, cioè per apparire, far bella figura, ricevere approvazione e consensi, oppure perché ci crediamo veramente. Le parole di Gesù sono inequivocabili: “State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli”.

E, come per tracciare un itinerario concreto di questa revisione di vita Gesù indica tre situazioni emblematiche, che riassumono in qualche modo tutta la vita ed anche, per noi preti, tutto il nostro ministero:

  1. Primo ambito: la Carità. “Quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente”. Gesù non va per il sottile, le parole sono dure e fanno pensare. Quel “suonare la tromba davanti a te” ci dice che certamente si fa molta carità nella nostra vita, e nella nostra Chiesa, ma forse e senza forse, suoniamo spesso troppe trombe su quello che facciamo. Gesù dice, invece: “non sappia la tua destra quello che fa la tua sinistra”, non dobbiamo mai cessare, sia in quanto cristiani che poi in quanto ministri ordinati, di imparare a fare il bene per la sola gioia di fare il bene, e non perché qualcuno ci deve notare e ci deve dire “bravo” o “grazie!”, o peggio ancora ci deve “promuovere”.
  2. Secondo ambito: la Preghiera. “Quando pregate, dice Gesù, non siate simili agli ipocriti che nelle sinagoghe o negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti per essere visti dalla gente…”. Domandiamoci: Quanta parte dei nostri riti si fanno quasi solo perché “bisogna rispettare le tradizioni”e non perché cogliamo veramente e fino in fondo i significati più veri e profondi dei gesti e delle tradizioni stesse per la vita concreta di ciascuno di noi? Avvicinandosi la Pasqua, si mette in moto tutta una ritualità che, ad esempio fa riferimento alla Passione di Gesù: Via Crucis, processioni, passioni viventi e cose simili. Ma tutto questo lo facciamo perché desideriamo di ricavare noi, insieme con i nostri fedeli un vero frutto spirituale o perché poi ci dobbiamo dire con una buona dose di autocompiacimento: “Quanto è stato bello”? E in queste circostanze, domandiamoci, si respira un vero clima di preghiera o molto più semplicemente quello di una sacra rappresentazione? C’è da dirci, perciò,  che in Quaresima dobbiamo tutti fare una seria verifica della vita di preghiera, innanzitutto a livello personale ( La Liturgia delle ore, il Rosario, l’Adorazione eucaristica, la Meditazione sulla Parola…), ma poi anche comunitario ed ecclesiale nel suo insieme.
  3. Terzo ambito: il digiuno. Si dice che in Quaresima dobbiamo fare qualche gesto penitenziale che ci ricordi il valore della rinuncia e che dobbiamo anche in questo prendere esempio da Gesù. Giusto! Anche qui, però, occorre ricordare sempre che lo scopo non è quello di allinearsi ad una tradizione, sbandierando a destra e a manca che stiamo facendo gesti di digiuno, privandoci di qualcosa che ci piace, ma essere veramente convinti del valore educativo della rinuncia. Ma non solo nel cibo, anche in ogni altro ambito. Il digiuno, la privazione ci aiuta a ricordarci meglio che cosa è veramente necessario e che cosa è assolutamente un di più che perciò non deve mai diventare tanto importante da farci perdere di vista le cose essenziali. Parlare di digiuno vuol dire provare a far verifica ed eventualmente riscrivere, ciascuno per sé e poi anche come comunità, l’elenco ordinato delle cose importanti, mettendo ai primi posti ciò che veramente merita i primi posti, e poi, via via, tutto il resto. E se c’è da correggere qualcosa, anche con scelte eventualmente coraggiose e dolorose, questo è il tempo per farlo e per farlo bene, “nel segreto”, come dice Gesù;  in profondità, ci permettiamo di aggiungere noi.

Buon cammino a tutti, e fin da ora: Buona PASQUA!».