Il ritrovamento del cadavere di Moro, il barbaro assassinio di Peppino Impastato, la dichiarazione di Maurice Schuman: tre avvenimenti per lo stesso giorno, il 9 maggio. Impossibile vivere questo giorno senza riandare con la memoria a quello che ha segnato per l’Italia, nel 1978, e per l’Europa, nel 1950.

Il ritrovamento del corpo di Aldo Moro, in via Caetani, a Roma, 39 anni fa, è di sicuro l’evento che i più ricordano, e non c’è bisogno di spiegarne il motivo; ebbene, in quel medesimo giorno, Peppino, un giovane innamorato della legalità e della sua Sicilia veniva fatto saltare in aria, sui binari di un treno, nel tentativo di farlo passare per un terrorista che stava posando una bomba lungo la linea ferroviaria, volendolo così uccidere due volte: prima nel corpo e poi nell’onore.

Già, quell’autentico sentimento d’onore che ha permesso ad Aldo Moro di difendere la sua dignità di uomo fino all’ultimo, quel sentimento d’onore che gli “uomini d’onore”, i mafiosi, non conoscono e che vedevano incrinato dalle bordate lanciate dalla voce di Peppino Impastato sulla sua Radio Aut.
Aldo e Peppino: uomini del Sud che non si sono mai arresi alla atavica malattia del Sud e che, ognuno nel suo ambito, hanno lottato strenuamente per il coinvolgimento di tutte le persone nella vicenda civile ed umana dell’Italia e dell’Europa dei popoli, intuendo che non c’è autentico sviluppo se si rimane chiusi nel proprio recinto, se non si abbattano steccati e confini.

La stessa idea per cui, il 9 maggio 1950, Maurice Schuman, allora ministro degli Esteri francese, dichiarava: «La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche. L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto».