«Nessun passo indietro sulle norme di contrasto al caporalato. Gli imprenditori onesti non possono avere nulla da temere, anzi devono dire di stare parte del rispetto della legge e delle persone». Queste le dichiarazioni del segretario generale della Cgil Puglia Pino Gesmundo.

«Dalla parte di chi vuole stare sul mercato non sfruttando uomini e donne, italiani e stranieri, ma valorizzando le eccellenze del settore primario della nostra regione. Noi sappiamo che ci sono tantissime imprese, soprattutto quelle più piccole, che culturalmente sono lontane da questo sistema vessatorio e vanno a avanti a fatica, in un comparto dove il potere contrattuale è sbilanciato verso la commercializzazione a danno di chi produce. Di contro ci sono imprese, quelle più grandi, che accedono a corposi finanziamenti pubblici, usufruiscono della defiscalizzazione degli oneri sociali, ma ricorrono a caporali e fanno concorrenza sleale a chi vuole rispettare le leggi. La divisione è semplice: da un lato chi crede e opera nella legalità, dall’altro i furbi che evadono fisco e previdenza, tagliano salari già bassi, costruiscono la propria ricchezza a danno dei lavoratori ma anche della collettività. Troviamo pertanto surreale la protesta promossa da un gruppo di imprenditori, che lamentano come vessatoria la norma varata contro l’intermediazione illegale di manodopera e lo sfruttamento dei braccianti. Tutto questo avviene mentre in queste ore nelle campagne di Ginosa emergono storie di braccianti rumeni sfruttati e addirittura minacciati e picchiati se osavano ribellarsi. La legge colpisce chi viola le norme, chi taglia salari e diritti, chi mette a rischio la sicurezza dei lavoratori, chi riduce in schiavitù, chi sfrutta circuiti illegali per l’assunzione degli operai agricoli. E allora quelle imprese che attaccano una norma di civiltà, invece di accampare pretesti, dicano apertamente che scelgono di stare dalla parte dei caporali e della criminalità. Dopo tutto, leggendo le dichiarazioni riportate su alcuni giornali, dicono apertamente che non applicheranno mai il contratto di lavoro del settore. Addirittura arrivano a minacciare scioperi: qui chi deve scioperare e ribellarsi a questo sistema sono i braccianti e non è detto che nelle prossime settimane non si metta in campo una mobilitazione.. Contro chi fa vanto di una cultura dell’impunità che ha imperato troppo a lungo, le istituzioni si facciano carico dell’effettiva applicazione di una buona legge».