Doveva essere il viaggio della speranza, quello da Andria a Pagani, per recarsi all’ospedale “Andrea Tortora” e provare a sconfiggere un tumore al fegato. Ma un incidente, in uno dei reparti oncologici più all’avanguardia in Italia, è costato la vita a Domenico Zefferino 65enne andriese, morto a causa di un corto circuito di un macchinario posto sulla barella che gli hanno causato ustioni sul 10% del corpo.

Una morte che si è subito tinta di giallo. Domenico Zefferino, dopo alcune consultazioni con il proprio medico andriese, si è recato a Pagani lo scorso 16 luglio per poi essere operato nei giorni successivi. Operazione riuscita perfettamente e quindi il via alle sedute di chirurgia elettrochemioterapica che si basa su impulsi elettrici, seguiti dall’iniezione di farmaci antitumorali che vanno a colpire direttamente le cellule malate. Ma il 3 agosto qualcosa è andato storto: un impulso elettrico, complice il disinfettante presente sul corpo del 65enne, provocano delle fiamme. Una scintilla e Domenico Zefferino ha preso fuoco con ustioni sul 10% del corpo. Il 65enne, nel momento della terapia, era stato lasciato solo e non appena i medici e gli infermieri si sono accorti dell’incendio hanno azionato gli estintori. Un mese di agonia e poi la morte il 2 settembre scorso. Domenico Zefferino per oltre un mese, oltre alla grave patologia, ha dovuto lottare contro le ustioni sul collo e sulla schiena che non gli hanno lasciato scampo.

A spiegare cosa accadde quel giorno e l’epilogo di una storia assurda, è stato uno dei figli dell’uomo che, tramite gli avvocati Francesco Pollice e Margherita Gammarrota, ha presentato una denuncia ai Carabinieri di Pagani e alla procura di Nocera Inferiore. Sei persone, tre medici e tre infermieri sono stati iscritti sul registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo.

La denuncia ha portato al sequestro delle cartelle cliniche, ma anche del macchinario che l’ospedale ha continuato a utilizzare in questo ultimo mese. Il magistrato ha disposto l’acquisizione della scheda tecnica e di manutenzione della macchina di proprietà dell’Igea e in uso all’ospedale Tortora, e l’esame autoptico sul corpo del 65enne. Si dovrà chiarire se le ustioni sono state determinanti nel decesso e se l’incendio è stato causato da una manovra errata di medici e infermieri o dal cattivo funzionamento del macchinario per la cura dei tumori.

Domenico Zefferino lascia moglie e tre figli.