Continuano le reazioni inerenti allo sgombero della tendopoli di via Monte Faraone. La Cgil Bat e Fial, attraverso una nota congiunta, hanno esposto il problema della posizione degli immigrati al momento senza dimora.

«Ruspe al lavoro e forze dell’ordine a presidiare l’area. Queste le immagini diffuse dai media per raccontare lo sgombero della tendopoli di via Monte Faraone ad Andria, il terzo ghetto di Puglia che ha “accolto”, sino a questo momento, oltre un centinaio di giovani immigrati, per lo più africani, pronti a lavorare per pochi spiccioli ad ora pur di guadagnare qualcosa da mandare a casa. Situazioni sovrapponibili a tante altre che noi della Cgil Puglia e Bat e della Flai Puglia e Bat denunciamo da sempre; impegnati, come siamo da tempo, in campagne di sensibilizzazione ed iniziative regionali contro il caporalato e lo sfruttamento della manodopera. Un’operazione, quella avvenuta stamattina alla periferia di Andria, che non condividiamo nel merito e nel metodo. Fatte salve le motivazioni che hanno portato allo sgombero (la tendopoli sorgeva, infatti, su un terreno di proprietà privata) nessuno si è posto, però, il problema di dove andranno a dormire tutti questi uomini stanotte, dove “vivranno” da questo momento in poi, cosa ne sarà di loro. Senza parlare del fatto che questo ghetto viene “ripulito” a marzo, quando ormai la campagna delle olive è abbondantemente finita, ora che non servono più gli immigrati si “gettano per strada”. Che fine faranno tutti questi esseri umani? Di fronte ad una situazione del genere sarebbe stata opportuna una convocazione delle organizzazioni sindacali e delle associazioni di volontario per condividere un percorso alternativo come si sta facendo, per esempio, con la Regione in altri territori della Puglia. Non siamo per i ghetti, sia chiaro. Non lo siamo mai stati. Crediamo, invece, nell’accoglienza, siamo convinti che i problemi si debbano affrontare a monte: è necessario predisporre strutture attrezzate nella consapevolezza che ci sono determinati periodi dell’anno (come quello della raccolta delle olive nel barese o del pomodoro nel foggiano) nei quali migliaia di immigrati arrivano per lavorare nelle nostre terre e non ha nessun senso fare finta che ciò non accada meravigliandosi poi della tendopoli di turno scoperta “casualmente” in questa o quell’altra periferia. Li chiamano “invisibili” ma non lo sono affatto, di queste realtà siamo a conoscenza tutti ma nessuno muove mai un dito, sgomberi a parte. Le soluzioni vanno cercate prima, ad Andria come in tutte le altre città in cui accadono fatti analoghi, serve un impegno reale e concreto delle istituzioni».