«Suscita sentimenti di stupore e incredulità constatare la centralità della vicenda relativa alla tendopoli di Via Monte Faraone nell’agenda di tanti attivisti, o pseudo tali, della città dell’olio. Risulta opportuno fornire a questi ultimi, e a quanti fossero realmente interessati alla vicenda, gli strumenti necessari per coglierne il merito, senza alcun tipo di moto propagandistico. E’ perentorio quindi riportare la questione nell’alveo luminoso della verità».

Si legge così in un nota di Don Geremia Acri, responsabile di Casa Accoglienza, che interviene sulla questione riguardante le tendopoli di via Montefaraone, sottolineando quanta ipocrisia e confusione sia stata dimostrata da chi avrebbe dovuto trovare soluzioni, senza però riuscirci.

«La tendopoli di Via Montefaraone sorge nel lontano 2008: anno durante il quale un gruppo di uomini e donne, di diverse nazionalità, occupavano terreni ubicati a ridosso dell’arteria stradale, meglio conosciuta come ex SS. 98. A tutto questo si aggiungono anche ‘riflessioni’ fuori posto da parte di personaggi disinformati e incompetenti, che mettono in palcoscenico tutto il loro sapere zotico fortemente privo di contezza. La vicenda, è approdata più volte in importanti e autorevoli assise le quali, evitando di intraprendere la strada solo apparentemente agevole della propaganda, hanno cercato di individuare soluzioni pragmatiche atte a porre un virtuoso argine agli effetti nefasti derivanti da una situazione fortemente emergenziale. Spiace constatare che in questo scenario, improntato appunto sulla ricerca di soluzioni concrete, irrompano voci poco costruttive e anzi portatrici sane di confusione; quest’ultima generata, solo ed esclusivamente, da una disinformazione totale e a tratti imbarazzante».

«Questa presenza costante riguarda un centinaio di persone, molte delle quali titolari di protezione internazionale rilasciati dalle competenti autorità, provenienti prevalentemente dal Ghana, dal Sudan, dal Senegal e dalla Nigeria, altri invece dal Maghreb (Marocco-Tunisia-Algeria) e giunte, nel territorio andriese, per serrare le fila dei lavoratori stagionali: assunti a nero, non da loro connazionali, bensì da imprenditori andriesi che andrebbero pesantemente sanzionati per questa attività illegale e di sfruttamento da impiegare principalmente nell’attività di raccolta delle olive. Risulta, altresì, importante rammentare che tanti “ospiti” della tendopoli ricevono aiuti da singoli cittadini e varie organizzazioni e associazioni offrendo cibo, vestiti, coperte, controlli sanitari e così via. Molti quindi sono sul campo tutti i giorni cercando, concretamente, di porre rimedio alle lacune umanitarie provocate da una presenza , poco costante, degli enti pubblici. Del resto, pensare che questi migranti spariscano dall’oggi al domani è semplicemente assurdo e ridicolo».

«Questo è il frutto di una mancanza di strategia e di progettualità a livello europeo e nazionale e uno scollamento tra i poteri politici (Governo, Regioni, Comuni) e i servizi dello Stato che dovrebbero essere erogati a livello locale. Certo ognuno cerca di fare il suo “pezzettino” di dovere, la Prefettura monitora la situazione, le forze dell’ordine cercano di garantire la sicurezza e preservare l’ordine pubblico (a dir il vero in collaborazione con un ente presente sul territorio: i volontari di Casa Accoglienza “S. M. Goretti” e dell’Ufficio per le Migrazioni della Diocesi di Andria e con altre associazioni umanitarie) e preservare l’ordine pubblico, il Comune, come tanti comuni italiani privi di risorse e spazi idonei è impossibilitato a mettere in campo ed in atto soluzioni idonee».

«Di conseguenza – conclude Don Geremia Acri – è facile assistere, ancora una volta, al trionfo della politica della delega: ciascuno riversa la risoluzione del problema ad altri. Non esiste un problema senza soluzione. La civile convivenza è solidarietà, è ri-dare ad ogni persona dignità e i propri diritti e doveri. Che società costruiamo se neghiamo tutto ciò? Dinanzi all’indifferenza e al primato della burocrazia sulla ragione e sull’umanità come possiamo dire che l’Italia è migliore di altri Paesi, dove quotidianamente sono schiacciati i minimi diritti civili?».