E’ la certezza anche dell’avvocato Renato Bucci, uno dei legali di parte civile, impegnato nel processo sulla tragedia ferroviaria del 12 luglio 2016. Una certezza ribadita a più riprese e che si scontra inevitabilmente con le varie difese degli imputati, 15 oltre alla società Ferrotramviaria, che parlano anche di una concatenazione di eventi sfortunati ed errori che quel giorno di oltre sei anni fa portò allo scontro tra i due treni sulla tratta tra Andria e Corato. Ma le 23 vittime, questo è emerso molto chiaramente durante tutto il processo, potevano essere salvate se ci fosse stato almeno il blocco conta assi per sostituire il blocco telefonico allora in vigore.

Il processo comunque procede dopo tre anni ed un meticoloso lavoro sia dell’accusa che delle difese. Un processo che potrà terminare con una sentenza probabilmente non prima di fine primavera ma che ha soprattutto fatto emergere i tanti temi tecnici e normativi che accompagnano le tratte ferroviarie sia locali che nazionali.

Ieri è stato tempo di parti civili che hanno discusso o depositato le proprie memorie la maggior parte in linea con i pubblici ministeri le cui richieste sono ritenute comunque congrue rispetto ai capi d’accusa. Ora ci sarà tempo, il 24 novembre nella prossima udienza, per le difese a partire da coloro i quali sono ritenuti i responsabili civili del disastro. Udienze già calendarizzate sino a gennaio. Restano però diverse le certezze in un processo in cui si attende di comprendere la verità di un disastro ferroviario in cui non vi furono solo 23 vittime ma anche 51 feriti e tanti pericolati, sfiorati o potenziali incidenti, che avrebbero potuto causare ben altri scenari.

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