«Se la Ferrotramviaria avesse investito 664mila euro in sicurezza con il blocco conta assi, anziché in altro a quest’ora non ci sarebbero 23 morti, 51 feriti e 23 famiglie distrutte». Durissima la requisitoria del pubblico ministero Alessandro Donato Pesce ieri mattina durante l’arringa nel processo sulla tragedia ferroviaria del 12 luglio 2016 sulla tratta ferroviaria Bari Nord. Una lunga analisi dei fatti durata diverse ore e che proseguirà nell’udienza del 5 ottobre prossimo. Siamo comunque alle battute finali del processo di primo grado e, dopo lo slittamento di giovedì scorso, ecco la prima requisitoria nell’aula bunker del carcere di Trani. Il pubblico ministero ha, come detto, ripercorso le tappe di un processo durato oltre tre anni, che ha cambiato tre collegi giudicanti e che deve sostanzialmente appurare diversi fattori di responsabilità. Il focus più importante è tutto concentrato verso le normative sulla sicurezza ferroviaria ed i finanziamenti ricevuti da Ferrotramviaria per questo scopo nel corso del tempo come quello per l’installazione del blocco contaassi. Una normativa che a livello centrale è abbastanza ambigua ma che, come ribadito dal pm ieri mattina, avrebbe comunque dovuto spingere l’azienda ad una valutazione più prudenziale in attesa del grande progetto di raddoppio di tutta la tratta. Una disamina lunga, lenta ed attenta che potrebbe esser completata successivamente anche dall’intervento delle parti civili. Poi sarà tempo di arringhe delle difese degli imputati ed, infine, lo spazio per le ultime repliche e la camera di consiglio. Entro fine anno potrebbero terminare le udienze in attesa poi della sentenza di primo grado particolarmente attesa dalle famiglie delle 23 vittime presenti, come sempre, in aula. Il commento dei familiari, raccolti nell’ASTIP, affidata ad un post sulla loro pagina facebook: «Di una cosa siamo sicuri – spiegano – che i nostri cari sono stati uccisi in pochi secondi mentre sono passati più di 6 anni e ad oggi 0 condanne!».

Nel processo sono 17 gli imputati tra dipendenti, dirigenti e vertici della Ferrotramviaria e responsabili del Ministero dei Trasporti e dell’Ustif di Puglia, Basilicata e Calabria. Rispondono, a vario titolo, di disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso. Nel processo è imputata anche la stessa Ferrotramviaria, che gestisce la linea Bari Nord, in qualità di persona giuridica: risponde dell’illecito amministrativo dipendente dai reati commessi da vertici e dirigenti.