«Quando si parla di mafia discutere su quale sia la provincia pugliese più interessata è un eufemismo: verrebbe da dire “se Atene piange, Sparta non ride”. La mia provincia, la BAT, ultimamente, assurge alle cronache nazionali sempre più di frequente per la situazione drammatica che si sta vivendo: il Tribunale di Trani e la sua Procura non sono esattamente corrispondenti al territorio della provincia, ma sono competenti anche per alcuni Comuni baresi – Molfetta, Terlizzi, Ruvo, Corato – mentre alcuni Comuni della BAT (San Ferdinando di Puglia, Margherita di Savoia e Trinitapoli) sono di competenza della Procura e del Tribunale di Foggia». A scriverlo è il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Francesco Ventola.

«A problemi organizzativi, anche sul piano territoriale, si aggiungono quelli di carattere criminale. Non può essere sfuggito il grido d’allarme che ha lanciato il procuratore Nitti e gli ultimi avvenimenti dimostrano che i reati al patrimonio, così come i reati alla persona sono in continuo aumento. E se i dati statistici vengono utilizzati, dovrebbero essere utilizzati dalla politica per determinare le scelte e di allocazione di risorse finanziarie e di potenziamento delle risorse umane; un dato deve valere su tutti: solo alcune province siciliane superano per numero di reati la BAT. La nuova Questura, istituita il 27 luglio scorso, è stata una conquista, ma doveva essere un punto di partenza.

Dover impegnare la giunta e il presidente Emiliano perché faccia pressioni con il governo nazionale per ottenere più attenzione per la Puglia è però il fallimento di una classe dei nostri parlamentari che, ahimè, non servono a nulla. Perché vuol dire che abbiamo deputati e senatori pugliesi in maggioranza a Roma che non sono in grado di interagire con il Governo e trasferire un po’ di persone sul territorio. Se un Consiglio regionale, che è deputato ad altre competenze, deve ricorrere a una mozione e chiedere aiuto al presidente della Regione, di farsi carico di questo grido d’allarme, vuol dire che quei parlamentari non servono a nulla.

C’è qualcosa, però, che noi possiamo fare come Regione attraverso l’Assessorato alle Politiche del welfare, che ha appena avviato un percorso di concertazione per definire il nuovo Piano delle politiche sociali per i prossimi anni. Sono convinto che se finanziassimo di più progetti contro la droga, una piaga per tanti nostri giovani – lo dico come consigliere e come padre di due ragazzi adolescenti -, mettendo tra le condizioni di priorità all’interno dei Piani sociali di zona, proprio l’inclusione sociale, soprattutto cosa si può fare per mettere in condizione i nostri ragazzi di poter sperare in una vita migliore nei propri territori, che siano di carattere familiare, o che siano di carattere comunale. Di qui il mio appello all’assessore Rosa Barone perché questi interventi diventino strutturali e non spot. L’auspicio, allora, è che si possa intervenire con riforme e interventi strutturali, quelli che possono essere i luoghi dove si forma la criminalità, piccola o grande che sia».