Ci sarebbero persino cravatte, viaggi e vestiti. Sono in tutto oltre 600 mila euro quelli che l’amministrazione della multiservice chiede indietro ad alcuni funzionari della municipalizzata per aver indebitamente percepito benefit e premialità autoliquidate in barba alla evidente e sempre più profonda crisi dell’azienda che pesa sulle casse del comune e per la quale prima la corte dei conti e poi gli ispettori del mef hanno chiesto all’ente comunale di prendere provvedimenti urgenti.

La cifra record di quasi quattrocentomila euro sarebbe dovuta da un singolo funzionario, contro cui sono in corso diversi procedimenti e a cui, al momento, sarebbe inibito l’ingresso in azienda. Cifre meno consistenti sono contestate ad almeno altri tre dipendenti. Se da un lato però l’azienda si è proposta di rientrare di quelle che giudica indebite autoelargizioni economiche, dall’altro ha aperto meno di un mese fa un bando per l’assunzione di un direttore generale: una figura apicale da inserire in un quadro tutt’altro che roseo per l’azienda. Che ha la convenzione con il suo unico committente, il comune di Andria, in scadenza, non se ne conosce il piano industriale e neanche i precisi compiti di questa figura che, dice il bando, avrà il dovere di conseguire gli obiettivi aziendali. Più vago non si può.

Per coprire questa posizione all’interno della multiservice di Andria hanno avanzato domanda tre professionisti: uno è Alessandro Guadagnuolo che è stato amministratore unico dell’Amiu di Trani nominato durante la gestione commissariale nel 2015 e dimessosi anche per contrasti con Bottaro alla fine del 2018. È stato assessore al comune di Canosa di Puglia con Ventola sindaco invece l’avvocato Giovanni Patruno. È imparentato con il consigliere regionale Marmo invece l’ultimo a proporsi per la direzione generale della multiservice, l’ingegner Tedone.