Lo spettacolo itinerante “STORIE DI (ANTI)MAFIA”, tratto dal testo “L’Invettiva” di Michele Palumbo, dopo le rappresentazioni presso l’auditorium del Liceo Scientifico R. Nuzzi, del Liceo C.Troya e dell’ITES E.Carafa, sarà presentato il 21 marzo p.v. agli studenti dell’IISS “G. Colasanto”. Anche a loro sarà offerta la possibilità di conoscere e seguire la storia della mafia: le sue origini, che affondano le radici in epoche remote fino a sfumare nella leggenda; le trasformazioni che essa subisce nel corso degli anni; le implicazioni di carattere socio-economico; gli addentellati con il potere politico; le collusioni con i servizi segreti e con le forze dell’ordine; la catena di stragi che falcidiano la vita di persone innocenti e di magistrati  impegnati nel contrasto all’organizzazione malavitosa; l’imperante mentalità mafiosa che induce chi sa a tacere.

La scelta della data da parte della Scuola non è casuale:  essa, infatti, coincide con la XXIV Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che l’Associazione Libera ha voluto fosse celebrata a Padova, nel Nordest, dove “la strutturazione locale del fare impresa, degli scambi commerciali, culturali e sociali esistenti ha prodotto ricchezza e, nel medesimo tempo, si è trasformata in una calamita per gli interessi e le strategie espansive delle organizzazioni mafiose…”.

Ebbene, il lavoro teatrale STORIE DI (ANTI)MAFIA” focalizza tre figure-chiave, vittime innocenti della follia criminale dei clan siciliani.

La prima è quella di Pippo Fava, il coraggioso e carismatico giornalista, fondatore della rivista mensile “I Siciliani”, che nell’articolo I quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa conduce l’inchiesta-denuncia sulle attività illecite di quattro imprenditori catanesi e di altri discutibili personaggi, come Michele Sindona, da lui collegati, senza giri di parole, alla famiglia del boss Nitto Santapaolo.

Con la  coraggiosa e tragica vicenda, che vede Pippo Fava strenuo difensore della legalità nella Sicilia degli anni Ottanta, si interseca l’altrettanto drammatica fine di Pasquale Almerico, sindaco di Camporeale, che osa rifiutare la tessera D.C. al boss Vanni Sacco, desideroso di esercitare il suo influsso sul partito dello Scudocrociato insieme ad altri trecento mafiosi del paese.

Il secondo personaggio si identifica con la diciassettenne Rita Atria, nata e cresciuta in una famiglia dell’onorata società di Partanna, che, dopo l’assassinio del padre, capo della locale cosca, e del fratello, uccisi in un agguato da esponenti del clan nemico, decide di affidarsi alla magistratura, nello specifico a Paolo Borsellino, diventato suo confidente e quasi padre, per ottenere giustizia, compiendo un radicale percorso di auto-esame di coscienza.

Nel trittico si colloca anche Peppino Impastato, il quale porta avanti un’attività politico-culturale imperniata sulla lotta alle operazioni criminali di stampo mafioso. Utilizzando il canale di Radio Aut, radio libera e  autofinanziata, denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti, (definito sarcasticamente «Tano Seduto»), che svolge un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga grazie al controllo dell’aeroporto di Punta Raisi.

Rispetto a L’Invettiva, la sceneggiatura di Storie di (Anti)mafia si connota per alcune specificità teatrali, attribuibili all’intervento del regista Antonio Memeo e di Raffaella Ardito: l’aggiunta della colonna sonora, la sintesi di alcune parti dedicate all’analisi del fenomeno mafioso, l’inserimento del personaggio di Peppino Impastato, l’esaltazione degli effetti scenici e dell’abilità recitativa del duo Antonio Memeo/DomenicoTacchio e dell’attrice Agata Paradiso.  L’iter dello spettacolo, promosso dal Centro don Bosco, i Serionimi e Libera, non si è concluso. Ci si augura che questa esperienza di teatro itinerante continui nel prossimo anno scolastico, consentendo ad un pubblico vasto  di preadolescenti ed adolescenti non solo di individuare le cellule cancerogene del tessuto sociale nel nostro Paese per combatterle, ma anche di conoscere la personalità sfaccettata di Michele Palumbo, la cui azione è stata costantemente e profondamente ispirata all’impegno sociale e al consolidamento, nella pratica quotidiana, dei principi di libertà, democrazia e giustizia, dovunque abbia operato.

N.B. Corre l’obbligo di ringraziare il Dirigente Scolastico, prof. Cosimo Antonino Strazzeri, e  la referente per la legalità, prof. Rita Rossodivita, per l’impegno profuso nel contrasto all’illegalità attraverso l’azione educativa.