Il 9 agosto del 2017 è stata inaugurata l’Andria-Trani, cioè sono terminati i lavori dell’allargamento della provinciale per 4 km. Oltre a tagliare il nastro, però, quel giorno, le istituzioni hanno preso un impegno: costruire al più presto un ponte che potesse consentire in maniera agevole il cambio di marcia. Si tratta, lo ricordiamo, di un’arteria strategica per i collegamenti tra due grandi città co-capoluogo e per i trasporti che riguardano un comparto produttivo in particolare, cioè quello lapideo. Il ponte è un’infrastruttura fondamentale per lavoratori ed imprenditori che più volte al giorno percorrono la provinciale, oltre che per tutti gli utenti del territorio. Il presidente della Bat, Nicola Giorgino, ha dichiarato il giorno dell’inaugurazione ai microfoni delle diverse tv locali che il progetto aggiornato per la realizzazione del ponte (per un importo di 3,9 mln di euro) era stato presentato e la Regione Puglia lo avrebbe finanziato. Non appena ci sarebbero state le risorse, sarebbe partita la gara d’appalto.

«Qual è lo stato dell’arte di questo intervento?». A chiederselo, dopo oltre un anno e mezzo, sono Claudio Sinisi della Confcommercio Andria e Stefano Di Modugno della Co.Ge.Ser. Trani, il consorzio che raggruppa le aziende della lavorazione delle pietre e dei marmi. «La questione – spiegano– è molto semplice: ci avevano detto che presto avrebbero risolto questo grosso problema sulla provinciale ma, almeno per il momento, non ci pare che nulla si stia muovendo. Intanto, per noi che operiamo sulla direttrice ogni giorno le difficoltà non cambiamo, anzi aumentano. A causa dei continui spostamenti che siamo costretti per lavoro a fare, percorriamo ogni giorno almeno 50 km in più per andare e tornare dalle nostre aziende perché, non essendoci il ponte, dobbiamo arrivare alle porte di Trani o della città di Andria (a seconda di dove siamo diretti) per rientrare nelle nostre aziende o a casa la sera, è un’assurdità. Al disagio, vorremmo ricordare, si aggiunge il dispendio di denaro per il carburante che utilizziamo per questi giri inutili».

«Qualcuno mai potrà rimborsarci le spese ulteriori che sopportiamo ogni giorno? Meglio non fare i conti, sarebbero a troppi zeri. Senza parlare, inoltre, dello stato in cui versa il manto stradale delle complanari da noi utilizzate per giungere nelle nostre aziende, in breve tempo si sono formate crepe e pericolosi dislivelli. Ciò che ci preme è capire se si intende intervenire sulle complanari e se, e quando, avremo il nostro ponte visto che per inaugurare la strada ci sono voluti ‘solo’ 25 anni. Non vorremmo essere costretti anche noi del comparto del lapideo a dover indossare un gilet per ricevere ascolto ma soprattutto delle risposte», concludono Sinisi e Di Modugno.