Sacra Spina Andria 25 marzo 2016 Ore 19,44 del 25 marzo 2016: finalmente l’accesso all’interno della Cappella di San Riccardo. Pochi minuti di tempo per raccontare attraverso una foto e qualche immagine video il prodigio della piccola Sacra Reliquia conservata nella Cattedrale di Andria. La Sacra Spina, lunga quattro dita e con cinque macchioline di sangue secche che dal 1308 è in custodia nella Diocesi andriese dopo un lungo viaggio. Macchina fotografica e telecamera che solo due giorni prima avevano avuto la possibilità di fotografare e riprendere la Sacra Reliquia conservata nella propria cappella della Cattedrale andriese. Pochi minuti per guardare, scrutare e scegliere cosa fotografare e riprendere dopo ore di diretta e dopo ore di attesa e racconto. Pochi minuti per rubare uno scatto, quello che sai esser tutto tuo, pochi minuti per rubare una ripresa irripetibile. Il prodigio, in realtà, è iniziato attorno alle 16 e la comunicazione ufficiale è giunta nella sala stampa della Diocesi grazie alla vibrante voce di Don Gianni Massaro, Vicario della Diocesi di Andria, attorno alle 19,30.

La Commissione ha annotato piccole modifiche sin dal mattino, in realtà, modifiche che tuttavia non erano state ritenute particolarmente significative. Poi l’accelerazione nel pomeriggio e dalle 16 commissioni al lavoro per testimoniare il nuovo prodigio, quello che la Sacra Reliquia andriese compie ininterrottamente dal 1633, con la testimonianza di atti scritti e notarili, ogni qualvolta il Venerdì Santo coincide con il 25 marzo e cioè il giorno dell’annunciazione. La coincidenza di vita e morte in un mix di credenza popolare, tradizione, suggestione ma soprattutto fede, grande fede e partecipazione. In 30mila hanno sfilato nei pressi della reliquia nella sola giornata di venerdì e chissà quanti, assolutamente non quantificabili, sono stati collegati in diretta su tutte le piattaforme televisive e web presenti all’evento.

Credere o meno nel prodigio non cambia certamente il pensiero che ognuno può avere rispetto alla propria religione, ma poter testimoniare direttamente e con una fotografia o con una ripresa video quello che è accaduto nella Cappella di San Riccardo ad Andria è qualcosa che va ben più in là di qualcosa che si può spiegare. Ed allora ecco la “Storia di un Mistero”, raccontata in modo semplice e molto diretto, raccontata dopo aver nel 2005 vissuto lo stesso prodigio da giovanissimo cronista incollato davanti ad un monitor che trasmetteva frammenti di quella reliquia da cui fuoriuscì sino a rientrare una gocciolina di sangue.

Le gemme o protuberanze nate nel prodigio di venerdì scorso, oltre all’arrossamento delle macchioline di sangue, raccontano di un fenomeno ancora diverso dagli altri che sino ad ora si sono verificati e di un fenomeno che rappresenta una nuova trasformazione della reliquia che resta assolutamente unica nel suo genere. Un mistero che non ha particolari altre spiegazioni e che forse, d’ora in poi, in attesa del 2157, data in cui dovrebbe ripetersi il fenomeno, potrà considerarsi una vera e propria leggenda conservata e contenuta nelle mura della Cattedrale andriese.